Poesie preferite da RanaGC

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Dopo i prelevamenti

È risaputo:
tra me
e Dio
ci sono numerosissimi dissensi.
Io andavo mezzo nudo,
andavo scalzo,
e lui invece portava
una tonaca ingemmata.
Alla sua vista
mi riusciva appena
trattenere lo sdegno.
Fremevo.
Ora invece Dio è quello che deve essere.
Dio è diventato molto più alla mano.
Guarda da una cornice di legno.
La tonaca di tela.
Compagno Dio,
mettiamoci una pietra sopra!
Vedete,
perfino l'atteggiamento verso di voi è un po' cambiato.
Vi chiamo "compagno",
mentre prima
"signore".
(Anche voi ora avete un compagno),
Se non altro,
adesso
avete un'aria un po' più da cristiano.
Bene,
venite qualche volta a trovarmi.
Degnatevi di scendere
dalle vostre lontananze stellate.
Da noi l'industria è disorganizzata,
i trasporti anche.
E voi,
dicono,
vi occupavate di miracoli.
Prego,
scendete,
lavorate un po' con noi.
E per non lasciare gli angeli con le mani in mano,
stampate
in mezzo alle stelle,
che si ficchi bene negli occhi e nelle orecchie:
chi non lavora non mangia.
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    Scritta da: Andrea De Candia

    I vendemmiatori

    Essi vendemmiano il vino dei loro occhi,
    essi torchiano ogni pianto, anche questo:
    lo vuole la notte,
    la notte, cui stanno poggiati, il muro,
    lo esige la pietra,
    la pietra, oltre cui parla la loro gruccia,
    fin nel silenzio della risposta –
    la loro gruccia, che un giorno, un giorno d'autunno,
    quando l'anno s'inturgida a morte, come uva,
    attraversa parlando il mutore, fin giù,
    nel pozzo dove sgorga il pensiero.

    Essi vendemmiano, essi torchiano il vino,
    essi pigiano il tempo come il loro occhio,
    tutto il pianto che ne stilla ripongono
    nel sepolcro del sole, che essi con mano
    indurita dalla notte preparano:
    affinché poi una bocca, somigliante alla loro:
    torcentesi verso quanto è cieco, attrappita –
    una bocca cui dal profondo sale la schiuma da bere,
    mentre il cielo si cala nel cereo mare,
    per splendere da lontano, mozzicone di luce,
    se finalmente il labbro umidisce.
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      Scritta da: Mariella Buscemi
      Casuali,
      a rotolarci sulle vite
      e i passati negli occhi
      con il coraggio di dirci battuti
      registrandoci i battiti
      e gli affondi
      di notte.
      Dispari a cercare equilibrio e misura
      sul fianco per tenerci presenti
      promesse di pelle
      e sporchi fino alle confessioni
      tra le macchie dell'errore
      si scorgono i pori.
      Come se il tuo fosse sonno
      e la mia morte.
      Non curo il pavimento sul quale poggiamo
      le anime sono altrove
      a guardarsi
      in nome di questo nostro addio.
      Non avrai altro desiderio all'infuori del mio.
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