È risaputo: tra me e Dio ci sono numerosissimi dissensi. Io andavo mezzo nudo, andavo scalzo, e lui invece portava una tonaca ingemmata. Alla sua vista mi riusciva appena trattenere lo sdegno. Fremevo. Ora invece Dio è quello che deve essere. Dio è diventato molto più alla mano. Guarda da una cornice di legno. La tonaca di tela. Compagno Dio, mettiamoci una pietra sopra! Vedete, perfino l'atteggiamento verso di voi è un po' cambiato. Vi chiamo "compagno", mentre prima "signore". (Anche voi ora avete un compagno), Se non altro, adesso avete un'aria un po' più da cristiano. Bene, venite qualche volta a trovarmi. Degnatevi di scendere dalle vostre lontananze stellate. Da noi l'industria è disorganizzata, i trasporti anche. E voi, dicono, vi occupavate di miracoli. Prego, scendete, lavorate un po' con noi. E per non lasciare gli angeli con le mani in mano, stampate in mezzo alle stelle, che si ficchi bene negli occhi e nelle orecchie: chi non lavora non mangia.
Essi vendemmiano il vino dei loro occhi, essi torchiano ogni pianto, anche questo: lo vuole la notte, la notte, cui stanno poggiati, il muro, lo esige la pietra, la pietra, oltre cui parla la loro gruccia, fin nel silenzio della risposta – la loro gruccia, che un giorno, un giorno d'autunno, quando l'anno s'inturgida a morte, come uva, attraversa parlando il mutore, fin giù, nel pozzo dove sgorga il pensiero.
Essi vendemmiano, essi torchiano il vino, essi pigiano il tempo come il loro occhio, tutto il pianto che ne stilla ripongono nel sepolcro del sole, che essi con mano indurita dalla notte preparano: affinché poi una bocca, somigliante alla loro: torcentesi verso quanto è cieco, attrappita – una bocca cui dal profondo sale la schiuma da bere, mentre il cielo si cala nel cereo mare, per splendere da lontano, mozzicone di luce, se finalmente il labbro umidisce.
Casuali, a rotolarci sulle vite e i passati negli occhi con il coraggio di dirci battuti registrandoci i battiti e gli affondi di notte. Dispari a cercare equilibrio e misura sul fianco per tenerci presenti promesse di pelle e sporchi fino alle confessioni tra le macchie dell'errore si scorgono i pori. Come se il tuo fosse sonno e la mia morte. Non curo il pavimento sul quale poggiamo le anime sono altrove a guardarsi in nome di questo nostro addio. Non avrai altro desiderio all'infuori del mio.