Poesie inserite da GISY

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Scritta da: GISY

Voci

La voce alla tv
è lì dove sei tu
seduto sul divano,
telecomando in mano.

In casa non c'è più
la voce dei bambini,
è lì dall'altra parte
a casa dei vicini.

In cielo solo le stelle
illuminano la memoria.
nel cielo dove andrai
per vivere una storia
che non potrai raccontare,
tanto nessuno ascolta.
Forse ci proverai nei sogni qualche volta
di chi ti ha conosciuto
quando non stavi male,
di chi per un po' non ti ha lasciato andare

La voce alla tv
è lì dove sei tu
seduto sul divano,
telecomando in mano

È da un po'che parli
solo coi tuoi pensieri,
è molto che non senti
la musica di ieri,
quando tutto sembrava più facile e scontato,
quando nessun progetto andava rimandato.
E ti sentivi forte con gli altri sempre insieme,
c'era chi ti parlava e ti voleva bene.

La voce alla tv
è lì dove sei tu
seduto sul divano,
telecomando in mano.
Qui non c'è più nessuno che ti vuole ascoltare
e forse anche tu non hai niente da dire.

I tuoi pensieri ormai li tieni nella testa.
Sono pensieri stanchi
e che non hanno fretta.
Sono pensieri dolci
di un tempo che è passato,
di cui non hai rimpianto,
lo hai solo salutato.

Come si fa la sera
seduti alla finestra,
quando la notte passa
e il giorno ormai si affretta
a risvegliar la gente
che deve lavorare,
a risvegliare te
che puoi ancora dormire.

La voce alla tv
è lì dove sei tu
seduto sul divano,
telecomando in mano.

G. A.
Composta venerdì 16 novembre 2012
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    Scritta da: GISY

    Tu voli

    Continui a fare errori banali.
    Quando inizi una storia hai già un paio d'ali
    E voli in alto, più in alto che puoi
    E più voli in alto più siamo piccoli noi.
    Indossi gli occhiali per vedere meglio
    Che tutto quel volo era solo un abbaglio.
    Ma tu voli in alto, voli sempre più forte
    E in tutto quel cielo sfidi ancora la sorte.
    Tanto cosa può fare un granello di sabbia,
    non può avere senso un pensiero in gabbia.
    È troppo pesante una strada in salita.
    Tu metti le ali e dai spazio alla vita.
    E voli in alto, più in alto che puoi.
    E più voli in alto più siamo piccoli noi.
    Poi togli occhiali e la tua vista è imperfetta,
    ma non importa, hai raggiunto la vetta
    di tutti i tuoi sogni realizzati o meno
    Tu continui a volare
    Non puoi farne almeno.
    Composta venerdì 16 novembre 2012
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      Scritta da: GISY

      Altrove

      In mancanza di un figlio forse è meglio l'esilio.
      Da lontano una voce, io che fisso la croce.
      Il mattino la sveglia per un cuore che veglia
      è una spina negli occhi, è l'inferno che tocchi.
      Una cella sta stretta ad un cuore che aspetta.
      Una cella è il padrone per un cuore in prigione.
      Nella voce del coro io che canto da solo.
      Nella voce del vento io che rubo scontento.
      La mia anima è in panne dopo tante condanne.
      La mia anima grida mentre accetto la sfida
      del mio corpo recluso, del cervello che uso
      per riuscire a scontare questi anni da fare.
      Dopo tanto fuggire ora sto qui a subire le mie pene col mondo,
      il disagio profondo del mio essere in gabbia,
      mentre esplode la rabbia
      del mio essere errore
      mentre il mondo va altrove.
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        Scritta da: GISY

        Né zucchero né sale

        Essere sospesi tra la luna e il mare.
        Scoprire di non contare veramente niente per nessuno.
        Riscoprire la bellezza delle piccole cose,
        di essere solo il contorno e non il piatto principale.
        E assaporare che è buono, che va bene così.
        Né zucchero, né sale, forse origano, basilico.
        Per nulla indispensabile.
        Pazientare al sole come i pomodori messi ad essiccare.
        Parlare meno, ascoltare di più.
        Addormentarsi dopo un giorno di lavoro.
        Svegliarsi il mattino presto perché c'è tanto da faticare
        per guadagnarsi il pane.
        C'è ancora tanto da imparare.
        Non aspettarsi nulla dagli altri.
        Proprio nulla.
        E assaporare che è bello,
        che va bene così.
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          Scritta da: GISY

          Alla stazione

          Ho guardato la tua pelle scura ed i tuoi occhi neri.
          Ho visto il tuo sguardo perdersi in chissà quali pensieri.
          Eri lì, seduto su una panchina che non era la tua,
          di una città che non ti apparteneva,
          in un Paese lontano.
          I tuoi occhi forse cercavano il mare o le braccia di tua moglie,
          ma incrociavano solo sguardi indifferenti che tu non guardavi.
          Eri lì, seduto su quella panchina perché non potevi essere altrove.
          E allora ti stringevi un po' di più nel giubbotto per riscaldare il cuore.
          Un treno prima o poi sarebbe arrivato
          e tu lo avresti preso per scendere in un'altra stazione che non era la tua,
          di una città che non ti apparteneva, in un Paese lontano.
          Ma i pensieri, i progetti, le illusioni, le speranze, i sogni,
          la forza e la volontà per realizzarli... quelli sì che ti appartenevano.
          E potevi portarli dovunque.
          Nessun luogo te li avrebbe tolti.
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