Luce profonda nei tuoi occhi, sorriso aperto sulle tue labbra, m'incammino con te per cogliere tenerezza, dolcezza, ardore, per sentire inebrianti armonie nello scenario irreale di un sogno, dove perdersi è bello, perché è un perdersi insieme.
Padre mio, uomo sublime che il ciel mi ha messo accanto sol pochi anni della mia vita, tu già canuto, io giovane ancora; ho mosso i primi passi in questo mondo all'ombra tua, protetto, sempre amato. Eri fiero di me, mi davi tutto, trascuravi te stesso pur di fare ad ogni costo la mia vita felice. Discreta protezion che non pesava, parlava al cuor l'esempio di tua vita; tu t'imponevi col sorriso in volto, con la dolcezza tenera, infinita. E che ricordo gli ultimi momenti di tua stanca esistenza, quando forte sul tuo letto la mano mia stringevi, per non mollar la vita o forse, padre, per proteggermi ancor dopo la morte.
Profondo mar, perché tanto m'attiri? Cielo infinito, e se volassi anch'io? Seguire il fiume, secondare il vento, librarsi sugli effluvi e le armonie, farsi portar dove silenzio regna, là dov'è luce, color, melodia, pace. Sì, cerco la pace vera, duratura, ma non intendo morte, ché spaura.
Bisogna che io fermi la mia corsa per prender fiato e dedicare un giorno a scoprire la gioia del far niente, ad apprezzar quello che mi sta intorno.
Voglio inondare il corpo mio di sole, e dissetarmi all'acqua di una fonte, portarmi in riva al mar verso il tramonto, tuffarmi nella schiuma delle onde.
Poi perdermi a mirare il firmamento, vestirmi del chiarore della luna, sentir gli olezzi che mi porta il vento, contar tutte le stelle ad una ad una.
Proseguire il cammin sarà poi lieve e, ripreso il vigor, più volentieri il passo nuova spinta seguirà di una mente ormai sgombra di pensieri.
Candidi fior che profumate l'aere, gemme di luna puri come neve, festosi messagger di primavera, gaie promesse di giovanili amori,
fra i templi greci nella valle in festa io vi ricordo in Agrigento, al centro d'un folleggiar di canti, danze e luci: sagra dell'amicizia e della pace.
Petali fra le chiome di donzelle, rametti nelle strade e le vetrine, tripudio di beltà e giovinezza, che l'alma invita a ben sperare ancor.