Poesie preferite da Lisa Vettorello

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La fretta

Se stà a fà sera e nantra giornata de lavoro se n'è annata:
c'ho l'ossa tutte rotte, la capoccia frastornata.
Cammino senza prescia, tanto, che devo fa?
Si torno a casa me tocca pure sfacchinà!
Sur viale del tramonto me fa l'occhietto er sole,
e dopo nà giornata a dà i resti a chi li vole,
l'osservo m'bambolato, come fosse, nà visione.
Me fermo lì a guardallo, ma chi l'avrà inventato?
È bello forte, nun l'avevo mai notato!
Sempre a combatte, sempre appresso a tutti i guai,
splende splende, ma nun m'o godo mai.
È robba che co quell'aria bonacciona e rassicurante,
riuscirebbe a fà sentì amico ogni viandante.
Stà palla arancione m'ha messo pure arsura, ma, ahò!
Nun so mica nà monaca de clausura!
E allora ò sai che nova c'è? Io nun c'ho più fretta
e me butto drent'ai meandri dè nà fraschetta.
Con le zampe sotto ar tavolino,
e in compagnia dè n'ber fiasco de vino,
me guardo intorno soddisfatto,
finalmente ho smesso de sbrigamme come un matto!
E mentre er Cannellino m'arriva ar gargarozzo
Rido cò n'amico e ordino nantro litrozzo.
La vista me se annebbia ma non la mia coscienza
che se mette a riflette sull'umana esistenza:
a che serve stà sempre a core pè tutte le raggioni
si so quasi sempre rotture dè cojoni!
Composta mercoledì 23 giugno 2010
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    Scritta da: Elisabetta

    Stella cadente

    Quanno me godo da la loggia mia
    quele sere d'agosto tanto belle
    ch'er celo troppo carico de stelle
    se pija er lusso de buttalle via,
    a ognuna che ne casca penso spesso
    a le speranze che se porta appresso.

    Perché la gente immaggina sur serio
    che chi se sbriga a chiede quarche cosa
    finché la striscia resta luminosa,
    la stella je soddisfa er desiderio;
    ma, se se smorza prima, bonanotte:
    la speranzella se ne va a fa' fotte.

    Jersera, ar Pincio, in via d'esperimento,
    guardai la stella e chiesi: — Bramerei
    de ritrovamme a tuppertù co' lei
    come trent'anni fa: per un momento.
    Come starà Lullù? dov'è finita
    la donna ch'ho più amato ne la vita? —

    Allora chiusi l'occhi e ripensai
    a le gioje, a le pene, a li rimorsi,
    ar primo giorno quanno ce discorsi,
    a quela sera che ce liticai...
    E rivedevo tutto a mano a mano,
    in un nebbione piucchemmai lontano.

    Ma ner ricordo debbole e confuso
    ecco che m'è riapparsa la biondina
    quanno venne da me quela matina,
    giovene, bella, dritta come un fuso,
    che me diceva sottovoce: — È tanto
    che sospiravo de tornatte accanto! —

    Er fatto me pareva così vero
    che feci fra de me: — Questa è la prova
    che la gioja passata se ritrova
    solo nel labirinto der pensiero.
    Qualunquesia speranza è un brutto tiro
    de l'illusione che ce pija in giro. —

    Però ce fu la mano der Destino:
    perché, doppo nemmanco un quarto d'ora,
    giro la testa e vedo una signora
    ch'annava a spasso con un cagnolino.
    Una de quele bionde ossiggenate
    che perloppiù ricicceno d' estate.

    — Chissà — pensai — che pure 'sta grassona
    co' quer po' po' de robba che je balla
    nun sia stata carina? — E ner guardalla
    trovai ch'assommava a 'na persona...
    Speciarmente er nasino pe' l'insù
    me ricordava quello de Lullù...

    Era lei? Nu' lo so. Da certe mosse,
    da la maniera de guarda la gente,
    avrei detto: — È Lullù, sicuramente... —
    Ma ner dubbio che fosse o che nun fosse
    richiusi l'occhi e ritornai da quella
    ch'avevo combinato co' la stella.
    Composta sabato 10 agosto 2013
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      Scritta da: Elisa Iacobellis
      Ondeggia, Oceano nella tua cupa
      e azzurra immensità.
      A migliaia le navi ti percorrono invano;
      L'uomo traccia sulla terra i confini,
      apportatori di sventure,
      Ma il suo potere ha termine sulle coste,
      Sulla distesa marina
      I naufragi sono tutti opera tua,
      è l'uomo da te vinto,
      Simile ad una goccia di pioggia,
      S'inabissa con un gorgoglio lamentoso,
      Senza tomba, senza bara,
      senza rintocco funebre, ignoto.
      Sui tuoi lidi sorsero imperi,
      contesi da tutti a te solo indifferenti
      Che cosa resta di Assiria, Grecia, Roma,
      Cartagine?
      Bagnavi le loro terre quando erano libere
      e potenti.
      Poi vennero parecchi tiranni stranieri,
      La loro rovina ridusse i regni in deserti;
      Non così avvenne, per te, immortale e
      mutevole solo nel gioco selvaggio delle onde;
      Il tempo non lascia traccia
      sulla tua fronte azzurra.
      Come ti ha visto l'alba della Creazione,
      così continui a essere mosso dal vento.
      E io ti ho amato, Oceano,
      e la gioia dei miei svaghi giovanili,
      era di farmi trasportare dalle onde
      come la tua schiuma;
      fin da ragazzo mi sbizzarrivo con i tuoi flutti,
      una vera delizia per me.
      E se il mare freddo faceva paura agli altri,
      a me dava gioia,
      Perché ero come un figlio suo,
      E mi fidavo delle sue onde, lontane e vicine,
      E giuravo sul suo nome, come ora...
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        Scritta da: Anna Pacelli

        She walks in beauty

        She walks in beauty, like the night
        Of cloudless climes and starry skies;
        And all that's best of dark and bright
        Meet in her aspect and her eyes:
        Thus mellow'd to that tender light
        Which heaven to gaudy day denies.
        One shade the more, one ray the less,
        Had half impair'd the nameless grace
        Which waves in every raven tress,
        Or softly lightens o'er her face;
        Where thoughts serenely sweet express
        How pure, how dear their dwelling-place.

        And on that cheek, and o'er that brow,
        So soft, so calm, yet eloquent,
        The smiles that win, the tints that glow,
        But tell of days in goodness spent,
        A mind at peace with all below,
        A heart whose love is innocent!
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          Scritta da: Mattia Del Missier

          Strofe per musica

          Dicono che la Speranza sia felicità,
          ma il vero Amore deve amare il passato,
          e il Ricordo risveglia i pensieri felici che primi sorgono e ultimi svaniscono.

          E tutto ciò che il Ricordo ama di più un tempo fu Speranza solamente;
          e quel che amò e perse la Speranza
          oramai è circonfuso nel Ricordo.

          È triste! È tutto un'illusione:
          il futuro ci inganna da lontano,
          non siamo più quel che ricordiamo,
          né osiamo pensare a ciò che siamo.
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            Scritta da: Elisa Iacobellis

            L'Uomo E Il Mare

            Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
            Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima
            Nello svolgersi infinito della sua onda,
            E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
            Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
            L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
            Si distrae a volte dal suo battito
            Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
            Siete entrambi tenebrosi e discreti:
            Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
            O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
            Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
            E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
            Vi combattete senza pietà né rimorsi,
            Talmente amate la carneficina e la morte,
            O eterni rivali, o fratelli implacabili!
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Armonia della Sera

              Ecco venire il tempo che vibrando sullo stelo ogni fiore
              svapora come un incensiere; i suoni e i profumi volteggiano
              nell'aria della sera; valzer malinconico e languida vertigine.

              Ogni fiore svapora come un incensiere; il violino freme
              come un cuore straziato; valzer malinconico, languida
              vertigine! Il cielo è triste e bello come un grande altare.

              Il violino freme come un cuore straziato, un cuore tenero
              che odia il nulla vasto e nero! Il cielo è triste e bello come
              un grande altare; il sole annega nel suo sangue che si raggruma.

              Un cuore tenero che odia il nulla vasto e nero raccoglie
              ogni vestigio del luminoso passato! Il sole s'è annegato
              nel suo sangue che si raggruma, il tuo ricordo in me riluce
              come un ostensorio.
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