Poesie preferite da Marco Panizza

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Scritta da: Violina Sirola

La beffa per ovviare al danno

Era così intenso il verde
prato, da non stingere al sole.
Vi abitava Pecora Nera, dai bianchi
suoi vicini l'erba non c'era.

Viro-silente, capo branco
bianco, in una notte di luna piena
tenne consiglio rapido e astuto:
"i nostri figli ormai sono stremati
cadono i denti ruminando a vuoto.
L'erba ci fugge, noi la raggiungiamo".

Una nuvola, densa
di sospiri, coprì la bianca
luna; fu buio pesto nel sordo
ruminare.

Stava Martino in mezzo al prato
verde, sognava una dolce
agnellina. Viro-silente, rapido
all'istante, prese la preda e
corse dai compagni
saziati, a sbafo, con l'erba del vicino.

"Amici miei, dobbiamo
ringraziare il nostro
Dio. Offriamo in sacrificio
questo agnello".

Così Martino, dal nero
mantello, bruciò senza pietà
nella fornace; il fumo della legna
ancora verde, intriso dell'odore
di bruciato, salì nel cielo e si dispose attorno
la faccia tonda della luna piena.

Pecora Nera, quando fu mattino,
si accorse che non c'era il suo
Martino. La rabbia in corpo, colore
della pelle, decise di recarsi dai vicini.

Viro-silente non era ancora sazio
brucava l'erba in sogno; fu interrotto
da un belato, straziante e senza fine. Pensò
alla beffa, per ovviare al danno
prese dal gregge, suo, un agnellino
gli tinse col tizzone il bianco vello

"Vedi quel cactus - disse il gran
montone - unica pianta nell'arida
valle, ha protetto dai lupi
il tuo Martino".

Una nuvola, gravida
d'inganno, uno scroscio di pioggia
aprì all'istante, lavando il nero
fumo al vello bianco.

Viro-silente non perse l'occasione
mise il timbro solenne e
sentenziò: "Miracolo!
Per trovarlo al buio della notte
occorreva fosse bianco
il tuo Martino".

Da quel giorno, Pecora nera
non mangiò che "fogli"
lo spazio verde fu arso dal sole.
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    Scritta da: Davide Bidin

    La Ballata Dell'Ironico Recluso

    A me interessa derider voi cretini
    quando sento il vostro vociferare
    l'indignazione delle vostre ferite
    il lascito crepuscolare di cose
    che voi non capite

    Ridere della morte e della sua paura
    della prefettura e della clericazia
    della morale che grida stuprata
    dei feti buttati tra i prati
    delle piante a cinque punte recluse per esser nate

    Io rido, mi diverto, sorrido e derido
    Se domani dovessi morir per uno sparo
    con cancro o per un incidente
    riderei col mio spettro sulla tomba
    scritta sulla lapide marmorea "cazzo ti guardi?"

    Aspetterò con corna d'orate o l'ali rattoppate
    Voi che passando mi guarderete disgustati
    "un cimitero con queste scritte ma che schifo"
    Poi un giorno un bambino, un uomo nuovo
    camminando riderà come uno stitico.
    Composta mercoledì 2 giugno 2010
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      Scritta da: DANA

      Futuro ubriaco

      Ne avevo voglia
      ed è stato
      senza avrei perso
      o forse regalato

      bislacca la porta
      che s'apre da se
      mi sento volare
      col vento a temere

      non voglio stipare
      il vuoto di me
      col vino rimasto
      se ancora ce n'è

      accordo sorrisi
      stonati sospiri
      mi inciampo nei forse
      non porto valigie

      fermarmi non posso
      m'incollo al mio se
      ed ecco futuro
      ubriaco di me.
      Composta giovedì 6 maggio 2010
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        Scritta da: Davide Bidin

        Torino in una notte di Dicembre

        Annaspo nel freddo pungente
        Nell'ultima mezz'ora vissuta
        Nella veglia saccente
        Tra aliti di ghiaccio
        Inciampo per ispide tenebre

        Torino in dicembre
        Nella neve lievitata di una notte
        La luna piangente contemplo
        Lo spettacolo celestiale
        Di immacolate stelle corvine

        Cammino e noto
        Come tutto il mondo
        Nella notte frigida di un inverno
        Si dissipa all'istante
        Il mio cuore s'innalza

        l'ultima persona della città
        Ultimo uomo che affronta
        Il tacente gelo
        e l'anima comprende
        Che questa è vita

        Fermo nelle vesti su legno di faggio
        Guardo con sorriso distaccato
        l'ultima luce soffocata
        Nei miei occhi il ricordo
        Di un'amore

        Rimango per minuti che paion ore
        Stabile in quella tenebra abbacinante
        Che non brilla di speranza
        Ma abbaglia con saggezza
        Di donna danzante

        Esco dal candido campo
        Con una nuova presenza
        Entro me si fà nova
        l'infatuazione per l'animo mio
        Orme nella neve lascio

        In una notte di Torino in dicembre.
        Composta sabato 19 dicembre 2009
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          Scritta da: Davide Bidin

          Il destino di un macigno

          Son macchina
          Fisso su metallo
          Bloccato in ossa e carne
          Gelo incandescente attorno me
          Lava rattrappita entro me

          Vivo questa vita
          Nonostante il mio problema
          Perché di questo si tratta
          Un problema
          e nulla più

          Non posso più correre
          Da tempo non odo
          l'aria che la faccia mi accarezzava
          Nelle calde mattine sui bagniasciuga
          Mentre correvo ad abbracciar Marina

          Son vuoto ormai
          Non vedo nessun motivo per lottare
          Nessuna fede da servire
          Né ragionamento a cui aggrappare
          l'anima mia lesa

          Non posso più sperare
          Il raccontare di bei avvenimenti
          Di letizia e pazzia
          Che portavo dentro e vivevo
          Con tutto me stesso

          Ora son diviso
          La mia mente che un tempo così vivace
          Ora è costretta alla noia imperitura
          Il mio corpo in silenzio si lascia morire
          e io con lui

          Son così oramai
          Tutto ciò che mi resta
          Son le rimembranze
          Di tempi trascorsi in felicità
          Ch'io possa uscir pazzo

          Io son solo pietra ormai
          Il mio triste destino è già scritto
          Nient'altro che roccia lavica gelata
          Che aspetta solo lo scorrere delle stagioni
          Per esser dimenticata

          l'inutilità è il mio destino
          La gabbia di questa vergine di ferro
          Con aculei adunchi e rugginei
          Inietti nelle mie carni infette
          Il dolore è emozione unica provata

          Non vi è davvero speranza
          Per un uomo che non può più
          Essere?
          Forse troverò sollievo
          Col canto lieve del martirio

          Non riesco a viver di sola fantasia
          Il mondo è cosa fantastica
          e non riesco a immaginare
          Altro luogo che vorrei lodare
          Altra gente che vorrei amare

          Ridete lieti o angeli infernali
          Che sto per raggiunger il luogo ultimo
          e se forse errano i preti
          Comunque nel nulla correrò
          e si aprirà una nuova esperienza

          Io sto per tornare cara speranza
          Nella felicità dell'istante
          In cui istante mai più sarà
          Dimenticherò l'ultimo ricordo
          Con un abbraccio di luce ed ombra.
          Composta mercoledì 18 novembre 2009
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            Scritta da: Gaetano Toffali

            È stato bello stasera

            È stato bello stasera
            Sotto un soffio di luna
            Fare l'amore per strada
            Camminando con te

            Con la musica addosso
            Fare a baci un concerto
            Stare lievi nel mondo
            Ricordarci di noi

            Poi passare le mani
            Tra le pieghe del giorno
            Rivestire i pensieri
            Farci dolci nel cuore

            è stato bello stamani
            Lo svegliarmi con te
            Senza altro domani
            Che il sapere che c'è.
            Composta nel 2009
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              Scritta da: giosc

              Il sale negli occhi

              Accolgo tra i miei seni
              le tue sapide lacrime
              di cui si nutre la mia pelle
              madida di sudore
              assetata del tuo amore

              Questo è il sale della vita
              e cicatrizza la ferita
              Con i baci tu vedrai
              toglieremo tutti i guai

              Le tue labbra scendon giù
              frugalmente tornan su
              in un turbinio di sensi
              che non sono più tormenti

              Delle notti insonni tu
              non ti libererai più
              quel calore del momento
              sfogherà in un lamento

              Ci saranno ancora rose
              in un giugno senza spose
              ma la vita in compagnia
              sarà rosa e così sia.
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                Scritta da: Gaetano Toffali

                Fai l'amore con me

                Fai l'amore con me
                Che mi sento da solo
                Ma non farlo di sesso
                Non è voglia stasera

                Forse solo tepore
                Di saperti mi serve
                Nell'accanto rubato
                Delle ore tra noi.

                Fai l'amore con me
                Dimmi "ti amo" stasera
                Fai l'amore che è calma
                Quando il buio è paura
                Fallo come una donna
                Ha saputo da sempre
                Con le mani sul viso
                Il tuo seno su me

                Fai l'amore con chi
                Ha bisogno di te
                Fai all'amore stasera
                Fai l'amore con me.
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