Capelli canditi come neve incorniciano il volto stanco segnato dal tempo, dal dolore di chi ha atteso inutilmente. Ti resto a guardare sperando di nascondere i più contrastanti sentimenti pietà, amore e disperazione il mio cuore avverte con cordoglio che ti sei arresa al tuo destino che presto partirai per l'ultimo viaggio della tua vita. Vorrei gridare non mi lasciare, ma solo un'egoista ti chiederebbe ancora di continuare a soffrire. Vorrei che ti voltassi ora, per abbozzarmi un sorriso ed io capirò che in fondo non mi lascerai mai.
Che t'avevo detto io disse er cervello ar core che ero io sortando a dà "struzioni" ma tè c'hai fatto, te sei infatuato arrieccote là, sempre agitato aridaglie che batti batti impazzito a voglia a richiamatte stò rimbambito! Rispose er core sempre più affranto "Sò l'organo dell'ammore non funziono a comando!"
Ora è ridicolo pensare che la passione si era impadronita di me senza lasciare alcun spazio a ciò che ero veramente. Solo maturando, quando la mente s'illumina si può gettare un sguardo sul tempo passato e comprendere che, chi si perde di fronte a una falsa immagine è veramente perduto. Nessuna luce rischiara la via, si perde nel buio alla ricerca di ciò che non c'è. Dispeazione e dolore sono nostri compagni giorno per giorno si dissolve amaramente la nostra esistenza. Per fortuna ho capito e senza più illusione ricomincio a vivere.
Trovare un amico che sia un po' di te stesso per dirgli quelle cose che neppure al tuo animo hai coraggio di svelare trovare un amico che possa custodire i tuoi anni più belli che possa farti vincere le continue lotte col destino tenendoti per mano ti accompagni alle soglie della vita un amico che sappia starti vicino quando neppure ti accorgi di volerlo che dimentichi se stesso per riempire il tuo sguardo che possa con una carezza e un sorriso cancellare le ombre di un dolore non ancora assopito Credevo che trovare te fosse almeno una parte di questo.
Amico dolce e sfortunato sei dovuto partire all'improvviso, nemmeno tu sapevi di questo viaggio per te breve, per me senza fine. Aspettavo di svegliarmi da questo sogno assurdo ma tu non tornavi non sei ancora tornato non tornerai. Mi ricordo di te, l'amore non muore con l'uomo l'amore è forte e vive con lo spirito mi ricordo di te... Sei volato in una notte di festa con un sorriso che mai si è spento sul tuo viso ti sei infranto come un'onda contro lo scoglio nel profumo della primavera che nasceva nel tempo dell'allegria nei colori tenui hai preso per sempre sonno.
Lui nacque così con il primo tetto di stelle io vidi lui e poi più niente lui mi promise tutto dalle gocce di maggio al moriremo insieme. Poi ogni parola fù una bugia strappata alle mie poesie così dimenticò tutti i miei treni ripresi a malapena e quel nostro unico chiar di luna così forse mi diede tanto con due baci rubati al buio e qualche sogno sussurrato. Così cancello i nostri giorni pian piano così allontanò le nostre vite come i passi lenti di un vecchio rubando al cielo ogni mio tormento e velando il mio sguardo di tristezza Così lottò contro di me e vinse la sua battaglia.
Natale nà vota era de n'atra manera ch'era bella chella sera quando gliò ciocco c'arrescallava quando nonno c'arrancontava de Giuseppe e de Maria camminenne pè la via. C'accontentavamo tutti de poco nà cica de pane abbruscato aglio foco la cocozza, le mappe fritte le pizzetelle i le ficosecche se ci steva gliò capitone era Natale da signore i pè chi gli poteva accattà ci steva nà cica de baccalà. Non ci steva gliò pandoro co glio zucchero pè cima mamma ci deva gliò ciammellone cotto aglio furno dè Carlina cà cica dè cegnere ci steva ma tutto era bono chella sera. Gliò spumante? I chi te gli deva? Aiecco manco se conosceva ci steva 'ncima aglio tavolino sempre nò fiasco pino de vino. Mò ci sta gl'albero colle pallette cò gli fili i le lucette allora ci stèva 'nò presepuccio gli faceva Giacomuccio 'ncima alla chiesa de Santa Maria cò Gesù, Giuseppe e Maria l'erba musca i le casette, quattro cinco statuette. Cì steva nà cosa che mò pure ci stà veneva l'otreca a sonà quando gli utteri la sentevano tutti appresso s'arreducevano pe gliò covone e la macerola pè gliò montone i pè Santa Nicola andò ivi, ivi sentivi sunà era Natale che steva arrivà. I canti de mò sarao più begli mà non sò fatti pè gli uttarelli. Babbo Natale n'se conosceva nisciuno sapeva chi era aspettavamo tutti zitti la befana n'cima ai titti che t'arriportava la gazzetta cà bambola dè pezza nù cavaluccio dè cartone i tanta cegnere e carbone. Che befana poverella ma pè tutti ci steva nà stella cà n'cima aglio cielo brillava e gliò core t'arrescallava.
Traduzione Natale una volta era di un'altra maniera che era bella quella sera quando il camino ci scaldava quando nonno ci raccontava la storia di Giuseppe e Maria mentre camminavano per la via Ci accontentavano tutti di poco un po' di pane arrostito al fuoco la zucca, il cavolfiore fritto le pizzette di polenta e i fichi secchi. Se c'era il capitone(anguilla grande) era un Natale da signore ma per chi non lo poteva comprare c'era un pezzetto di baccalà. Non c'era il pandoro con lo zucchero sopra mamma ci dava il ciambellone cotto al forno di Carlina un po di cenere c'era ma tutto era buono quella sera. Lo spumante e chi te lo dava? Qui nemmeno si conosceva c'era sempre sul tavolino un fiasco pieno di vino. Adesso c'è l'albero di Natale con le palline i fili e le lucette allora c'era solo un piccolo presepe che lo faceva Giacomo(sacrestano) sopra alla chiesa di Santa Maria con Gesù, Giuseppe e Maria il muschio le casette quattro cinque statuette. C'era una cosa che c'è anche adesso venivano i zampognari a suonare quando i bambini li sentivano gli correvano tutti dietro per le strade del paese. I canti di adesso saranno più belli ma non sono adatti ai bambini piccoli. Babbo Natale non si conosceva e nessuno sapeva chi era aspettavamo tutti zitti zitti la befana sopra ai tetti che ci riempiva una calza una bambola di pezza un cavaluccio di cartone e tanta cenere e carbone. Che befana poverella ma per tutti c'era una stella che sopra al cielo brillava e il cuore ti riscaldava.
Nostalgia di cieli tersi di miseria di bimbi seminudi che piangono e giocano nella polvere di odore d'olio fritto di biancheria al vento e di venditori ambulanti. Violenza e umanità lacrime e sangue ingiustizia e miseria come in ogni angolo sud del mondo. Terra amara la tua che puoi baciare perché profuma di casa tepore di una piccola stufa e di una lampadina.
Cuore, batti piano lui potrebbe sentirti ed io arrossire rallenta, ti prego e fallo presto le mie emozioni lui non può percepire non può vedere se le lacrime che bagnano i miei occhi sono di gioia o dolore non può capire che il tremare incessante delle mie gambe non derivi dal freddo. Non sente le parole della mia anima. Cieco, sordo, muto? No cuore mio è solo che non mi ama e chi non ama è indifferente. Rallenta cuore mio è ora di arrendersi.
Mi ha fatto male la tua indifferenza forse lo sbaglio è stato mio ma come si fa a respingere un sentimento? Mi ha ferito ancora di più la tua ironia mi parli e sembra che tu mi voglia far capire che per te tutto è come prima. Se ciò è vero, perché non parli basterebbero quattro parole"è stato un gioco" ed io tornerai a guardarti come tutti gli altri e forse riuscirei a pensare a qualcun'altro.