Mesti violini,
orchestre e sinfonie.
Mie cantilene.
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Mesti violini,
orchestre e sinfonie.
Mie cantilene.
Luci argentee,
cieli altissimi,
rauca eco,
zittisco zufoli armoniosi.
Declamo inni vernacolari
e nascondo eleganti
rime emozionanti.
Mio pacifico
e la mia guerra dentro.
Celesti occhi.
Sulle coste del cuore.
Deriva di mesti ricordi.
L'onda più alta
- sui seni -
sovrasta indicibili canti notturni
sibilati a fior di labbra.
Preludio e promessa.
Canti di cicale che fanno l'amore ai versi dell'upupa.
Graffiami l'anima e caustica le mie ferite
col sale di mare.
- tu, immensamente -
Sabbia nelle vertebre,
il tuo peso su me
nelle roventi notti d'agosto
al passaggio delle Perseidi,
- Medusa -
mi pietrifichi.
Solfeggi ed odi
arrivano al mio orecchio,
come i tuoi baci,
Claire de lune,
musicista sulle onde dei miei fianchi.
- Vedo l'acqua nei tuoi occhi
- M'invadi tra il cielo e l'oceano.
Fluisce.
Mentre
io
mi
arrampico
nel
cuore,
osservo
estasiata,
noncurante,
ormeggi,
navi,
mettendo
in
volo
epiche
danze.
Occupo
troppe
ore
rintanata
negli
anfratti
ristretti.
Epitaffio.
Parole d'oltre mare,
come baci nei venti,
carezze nell'increspatura delle onde,
abbracci sulle rive.
Poesia e versi,
giochi eleganti
ti leggo ogni lettera del cuore,
firma anonima
che in me trova ogni legittima ragione d'essere.
I sogni fuori ed io chiusa nel cassetto.
La naftalina nel cuore per conservare le sue stoffe, ché quando i tessuti pregiati non si usano più, si sa, si logorano.
Sogni come feritoie,
incubi come mannaie,
mi ho a noia,
le abitudini resistenti come cuoio,
di questi irraggiungibili sogni, muoio.
Sogni criptici, un mondo onirico evanescente, condensato di immagini eidetiche, iperbole di slanci carpiati di desideri
misto-reale,
misto-ideale,
misto-paura.
Nel mio cassetto ci sono tarme che rodono e sgualciscono pelle e membrane sottili,
legno striato,
radica e noce,
sulla bocca il ciliegio,
sui capelli l'ebano.
L'anima scheggiata.
Come rondini - innocenti - tradiamo il freddo, ci vestiamo d'impressioni di caldo e poi ritorniamo, ché passiamo da un'estate all'altra senza sole o brezza di mare, allungando le stagioni di mezzo, tra il pesco e le foglie secche.
Risveglio.
Aromi di marzo.
Sono composta di giorni nascenti,
tramonti ed albe tinteggiati di rosso cremisi
sfumati da scie d'azzurro e tracce d'infinito all'orizzonte.
Disegni di nuvole schiumose
proiettati negli occhi di Donna.
Proserpina rapita,
scandisce i tempi di morte e vita.
Eros e Thanatos,
tra la tundra e le spighe,
semi ed ortiche,
tu, non tu,
ci sei, non ci sei.
Riaverti...
Mi ritorni come primavera nel cuore,
distesi nel letto d'un fiume,
mi spelli come petali d'una margherita,
- m'ama non m'ama -
mi gusti nelle essenze,
i giunchi flessi,
le civette intimidite,
Voli di gazze ladre,
- ti rubo i sensi -
suoni d'un vecchio pianoforte,
- minuetto -
le tue dita sui miei tasti neri,
solfeggi irrequieti,
cantilena senza posa
di sospiri soffiati tra labbra e labbra.
Profeta ed apostolo della mia rinascita.
Solstizio stolto,
stavolta stacco
le stecche che stringono lo sterno
e con stilografiche scrivo,
lasciandoti di stucco.
Stormi che si staccano in volo.
Stanze troppo vuote,
struggente stallo,
stelle cadute,
il mio cuore rimane stalla.
Profumi
essenze
tristi
amare
litigo
imprigionata
edera
su
paure
immani
non
evase.