A te si arriva solo attraverso te. Ti aspetto. Io sì che so dove mi trovo, la mia città, la via, il nome con cui tutto mi chiamano. Però non so dove sono stato con te. Là mi hai portato tu. Come avrei imparato la strada se non guardavo nient'altro che te, se la strada era dove tu andavi, e la fine fu quando ti sei fermata? Che altro poteva esserci più di te che ti offrivi, guardandomi? Però adesso che esilio, che mancanza, e lo stare dove si sta. Aspetto, passano i treni, i destini, gli sguardi. Mi porterebbero dove non sono stato mai. Ma io non cerco nuovi cieli. Io voglio stare dove sono stato. Con te, ritornarci. Che intensa novità, ritornare un'altra volta, ripetere mai uguale quello stupore infinito. E fino a quando non verrai tu io resterò sulla sponda dei voli, dei sogni, delle stelle, immobile. Perché so che dove sono stato non portano né ali, né ruote, né vele. Esse vagano smarrite. Perché so che dove sono stato con te si va solo con te, attraverso te.
A mio padre Ricordo i tuoi occhi quasi spenti. Il tuo sorriso a stento. Le parole che avrei voluto dirti, che non ho detto. La tua forza, il dolore soffocato, la tua infelicità nascosta, e la tua lealtà. Ricordo il tuo amore, non sempre capito. Le tue lezioni di vita, a volte esagerate, I tuoi rimproveri. Ricordo il tuo orgoglio nel nominarci, la tua felicità nel vederci. Ricordo i valori che ci hai trasmesso, la tua voglia di giocare e di vivere, e forse anche di morire.
Nell'infinito nulla, ho incontrato i tuoi occhi e in quell'armonia d'intenti il vento m'ha mosso il cuore animando di luce il creato; e il nostro correre nel tempo, è stato colorato da un bacio.
Se incontrando e incrociando uno sguardo, le parole diventano marginali e successivamente fiorisce un silenzio dove la sua fragranza ti rapisce; ci sono buone possibilità, che il tutto possa sbocciare in un "bacio".
Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono, fate tacere il cane con un osso succulento, chiudete i pianoforti e fra un rullio smorzato portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino gli aereoplani lassù e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto, allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni, i vigili si mettano i guanti di tela nera.
Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed il mio Ovest, la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica, il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto; pensavo che l'amore fosse eterno: avevo torto.
Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte; imballate la luna, smontate pure il sole; svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco; perché ormai nulla può giovare.
Sei pallida perché sei stanca di scalare il cielo e fissare la terra tu che ti aggiri senza compagnia tra le stelle che hanno una differente nascita, tu che cambi sempre come un occhio senza gioia che non trova un oggetto degno della sua costanza?
Ti bacerò nel buio, senza che il mio corpo tocchi il tuo corpo. Abbasserò le tende, ché neanche la nebbia entri dal cielo. Ché nella morte assoluta di tutto, esista solo, nuovo mondo, il mio bacio.
Ti amo per l'inverno, perché lievita la vita, ti amo per la primavera perché sgorga la vita, ti amo per l'estate perché esplode la vita, ti amo per l'autunno perché si spenge la vita. Ti amo per la vita perché non sei per una stagione.