Barlume
All'improvviso
cala una benda al sole,
è buio ormai.
Offusca la ragione
luce che ancor traspare.
Composta martedì 5 giugno 2012
All'improvviso
cala una benda al sole,
è buio ormai.
Offusca la ragione
luce che ancor traspare.
Abusata dalla stoltezza umana
si vendica la terra
martellando con vigore
a risvegliare le coscienze
accecate dal brillio
dell'oro e del potere.
Si celano verità
dietro alibi inconsistenti,
si calpesta l'onore,
si annienta il diritto di reagire
con promesse vacue
che si abissano nel nulla.
La terra non è l'uomo
non la freni
non aspetta
non cede ai compromessi
ma vuole soltanto ottemperanza.
Spiavano i pensieri
le tue fronde boriose
sentinelle di confine montano,
coglievano l'odore del salmastro
e inviavano parole al vento.
Barriera d'orizzonte da scoprire
hai perso il tuo vigore
e piangono le foglie su dai rami
e petali bruciati da illusioni
cadono come neve sporca
a sotterrare ali spezzate.
Ora sei un biancospino inutile
che più non separa dal sogno
il canto di un gabbiano.
Se ti fossi indifferente
non sosteresti davanti alla mia porta,
se ti fossi indifferente
ignoreresti il mio pensare.
Non è amore, no, no,
troppi lustri dividono il cammino,
è soltanto ammirazione
eppure, arrogante è il tuo parlare.
Ma forse ti diverti,
sogghigni dentro te
convinto di dare un'illusione,
per poi gettarla nel cestino.
Sorrido,
sorridi anche tu.
Si lasciano condurre
petali evanescenti,
sospesi
come coriandoli
in un giorno di carnevale.
Maschera della vita
dietro ad una lacrima,
allo sbocciar del sogno
di un'altra primavera,
sorride.
Nel tempo infinito
dove memoria si perde
fluiscono le anime
in attesa di crisalide nuova,
utero universale
dove nulla sarà per caso,
dove noi saremo domani
pronti ad altra veste.
E' tormento della mente,
è mistero della vita,
è concetto inconcepibile
l'andata senza ritorno
e sarebbe inutile la morte
restando solo polvere
e un nome da ricordare.
Non ci è data la sapienza
se siamo cavie o missionari,
ma io so già che un vecchio libro
sarà ad aspettarmi
in un'altra dimensione.
È un appuntamento.
Nata per non so cosa,
rileggo il mio cammino.
Il continuo cercare
legami di pensieri
su barche di carta bianca
alla deriva di una rotta,
le partenze senza arrivi
per viaggi senza meta
con treni su binari morti,
voli di aquiloni vedo
strapazzati dal vento
interrompere la corsa.
Fallimenti di percorso
in uno spazio ristretto
di un'anima troppo obesa
per ingordigia di libertà.
Io, fiore di campo
in un vaso di orchidee.
Ti prende,
anche quando sei tra la gente,
quando ridi e dai coraggio
ma dentro te sei morto,
quando il passato riaffiora
e brucia come cera sulla pelle.
Ti prende,
compagna di sospiri quando il sole muore,
ladra di ricordi quando torna il giorno,
ti regala vuoto senza lacrime
quando aspetti una parola,
quando sai che è una chimera,
quando t'illudi che sia stato amore.
Ti prende,
ti ama e tu la odi,
ti protegge e tu la scacci
mentre ti nascondi dietro ad un sorriso.
Soltanto con te
sparivano le stelle
ed era l'alba.
Eppur ci sei,
anche senza vedere
il tuo respiro.
S'appanna la barriera
che spia le notti insonni.