Scritta da: Pierluigi Camilli

HO fatto un sogno

Ho fatto un sogno per davvero strano,
dove volavo perch'ero un gabbiano.
Cercavo un posto dove star tranquillo;.
Non inquinato e senza l'assillo
di guerre tra la gente, tra i viventi,
tra chi lavora e classi dirigenti;
un posto, in questa Terra, dove ognuno
per sopravviver non mangi nessuno;
una foresta, un bosco, un orticello
dove convivi il Falco col Fringuello;
dove qualsiasi essere vivente,
consumi solo quel ch'è marcescente!
Senza l'ipocrisia del perbenismo,
che crea quel ch'è "esimo" e "ismo";
Con questo sogno in testa,
sorvolo una foresta;
scrutando attentamente,
sorpasso un continente:
giro per lungo e largo...
Mi desto dal letargo!
Ritrovo un mondo in "ia":
rima con utopia!
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    Scritta da: Pierluigi Camilli

    E cantiamo...

    Le noti tristi di una canzone,
    ti trascinano lontano!
    Tra i fumi di una sigaretta
    e di un bicchier di vino,
    ti senti dentro l'anima
    un fuoco di ribellione.
    E si canta!
    E cantiamo alla miseria,
    che ormai ci vergogniamo di avere!
    Cantiamo le disgrazie.
    Cantiamo i mali,
    vecchi come il male
    di uno Stato che ancora non c'è!
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      Scritta da: Pierluigi Camilli

      La mamma educatrice

      Viva Adelaide
      che il cuor m'infiamma,
      e in omnia secula,
      viva la mamma!
      Donna mirabile,
      donna famosa!
      È un capo d'opera
      è una gran cosa.
      Una domenica
      L'incontro in piazza,
      che aveva a latere
      la sua ragazza;
      mi ferma e, affabile
      come conviene,
      comincia al solito:
      - Che fa? Sta bene? -
      Ed alla figlia
      che stava zitta,
      gridò: - Su, animo!
      Che fai lì ritta?
      Su grulla, avvezzati,
      fa il tuo dovere... -
      Che mamma amabile!
      Non è un piacere?
      E poi, tenendomi
      le mani ai panni,
      soggiunse: - Oh, passano
      pur presto gli anni!
      L'ho vista nascere:
      eh, malannaggio!
      S'invecchia e termina
      l'erba di maggio!
      Eh, bimba andiamocene,
      stamane ho fretta:
      venga un po' a veglia,
      venga, s'aspetta!
      Siam gente povera,
      ma di buon cuore:
      ci fa una grazia,
      anzi un onore.
      Via bimba, pregalo!
      Stai lì impalata!
      Ma, santa Vergine!
      Sei pur sgarbata! -
      «È sempre giovane»
      dissi « aspettate,
      lasciate correre,
      non la sgridate:
      l'età, la pratica
      è molto: e poi,
      farà miracoli
      sotto di voi! »
      Ai panegirici
      non sempre avvezza,
      fece una smorfia
      di tenerezza
      la vecchia, e a battere
      sul primo invito
      tornò, dicendomi:
      - Dunque, ha capito;
      sa dove s'abita:
      verrà? - «Verrò. »
      E chi rispondere
      Potea di no?
      V'andai. Col giubilo,
      con quel sembiante
      che per le visite
      d'un zoccolante
      ho visto prendere
      dalle massaie,
      quando alla questua
      gira per l'aie,
      quelle, vedendomi,
      in un baleno
      precipitarono
      a pian terreno;
      poi risalirono
      con meco; ed ambe
      -Badi- gridavano
      -badi alle gambe.
      È poco pratico
      la scala è scura... -
      «Ma quanti incomodi!
      Quanta premura! »
      Salgo, si chiacchiera
      sul più, sul meno;
      mi dàn del discolo
      dal capo ameno.
      Tutta sollecita
      la mamma intanto
      scotea la seggiola,
      puliva un santo;
      da un certo armadio
      fra pochi stracci
      scioglieva in furia
      due canovacci;
      d'acqua in un angolo
      la brocca empiva:
      che mamma provvida!
      Che pulizia!
      Finite all'ultimo
      tante faccende,
      disse: - E per tavola
      cosa si prende?
      Credi Delaide,
      sono sgomenta! -
      e a me voltandosi
      diceva: - Senta,
      con tanti ninnoli
      ci va un tesoro:
      le voglie crescono,
      manca il lavoro.
      Oh, ripensandoci
      m'affogherei;
      almeno, càttera,
      felice lei... -
      Capii l'antifona,
      ed un testone
      le offersi a titolo
      di compassione.
      La vecchia ingenua
      per la sorpresa
      m'urtò col gomito,
      si finse offesa;
      ma per imprestito
      poi l'accettò,
      e per andarsene
      s'incamminò
      e nell'orecchio
      mi disse: -Ohè!
      Ritorno subito;
      badiamo, vhè! -
      Io per non ridere
      alzando il ciglio,
      risposi: «Diamine!
      Mi meraviglio! »
      Esce da camera,
      chiude la porta;
      sta fuori un secolo:
      che mamma accorta!
      Poi tosse e strascica
      prima d'entrare....
      Il ciel moltiplichi
      mamme sì rare!
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        Scritta da: Pierluigi Camilli

        Illusione e delusione

        PRIMA (Marzo 1963)
        Dopo cena
        Accosto al fuoco,
        la pipa in bocca
        immerso nei pensieri,
        sembrava la statua della saggezza!
        Socchiude gli occhi.
        Ogni tanto
        Segue i cerchi di fumo.
        Sogna!
        Sogna la giovinezza
        ch'è fuggita troppo presto,
        come i suoi cerchi di fumo!
        Rivive giorni di fatica
        e di piacere.
        Rivive il tempo
        Quando giovane,
        lavorava per un pezzo di pane.
        E questi di oggi…
        Questi irrequieti!
        Questa gioventù a cui nulla basta!
        Nonno, Nonno!
        Oggi non basta più:
        non può bastare
        solo un pezzo di pane!
        Oggi, nonno, si prepara il mondo…
        Oggi si lavora per domani!
        Perché oggi vogliamo
        che domani non più dicano,
        come a te,
        eccoti questo pezzo di pane:
        noi dobbiamo dire voglio.
        Voglio questo o quel pezzo di pane!

        DOPO (1979)
        E giunse il sessantotto…
        Il nonno ancora in vita
        Ma non poteva più fumare:
        non poteva più inseguire i ricordi
        tra i cerchi di fumo!
        Scuoteva la testa!
        Anche a noi
        toccò ridimensionare i sogni
        di pretese
        assurde, per chi non ha potere!

        OGGI (2005)
        Effettivamente, nonno,
        potrai vedere dal sonno
        eterno, che qualcosa abbiamo cambiato!
        Il disoccupato
        di lusso, che firma cambiali
        per fare vacanze con industriali!

        CAGLIOSTRO (2005)
        Cagliostro!
        Almeno davi l'illusione
        di guarire la gente!
        Inchiostro!
        Oggi se ne spreca a profusione,
        per non far niente!!
        Riforme!
        Fatte di malavoglia,
        ti lasciano morire!
        Deforme!
        Davanti alla soglia
        dell'ospedale rimani a soffrire!
        Analisi!
        Richieste per controllare
        la vista che stai perdendo!
        Però bisogna aspettare
        Mutato tu essendo!
        Si è in crisi!
        Costa un occhio, non si può fare:
        rimane il miracolo del reverendo!
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          Scritta da: Pierluigi Camilli

          Retrattu (Ritratto)

          Quanno tu vé da Roma, cittadinu,
          e 'rrivi a 'nna Valle d'a Castagna,
          da' 'na vardata jò, sotto a montagna
          e vederrai spettaculu divinu.
          E quanno ppiani 'ncima a Murrico',
          guardate 'nnanzi, versu Sant'Óreste;
          ce senti e l'api che ce fau 'e feste,
          'n mezzu a 'lle fila, 'lla gran pricissio'
          de piante in fiuritura e de maese;
          gira a capoccia versu a marina
          e vederrai, da paese a paese,
          u più bellu regalu de a Natura:
          i suduri de a ggente d'a Sabina,
          che de u lavuru non ha mai pavura!
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            Scritta da: Pierluigi Camilli

            'A liva

            Appena potata
            è tutta schilitrita:
            tutta spojata,
            tutta rinzicchita!
            Se 'a liva è vecchia,
            pare che te' 'a panza,
            pare che è canerchia,
            da 'na certa distanza.
            Ma lassa che a ninfa  je rescorre
            lappe i ramitti e drento a che branca,
            allora 'a senti quaci de discorre
            cou ventu che a contorce e che 'a sfianca.
            E 'a tecchia che a l'oju già precorre,
            a Maggiu 'a terra fa diventà bianca!
            I rami renfronnati,
            recropu 'e macagne;
            i vachi già 'ngrossati,
            te fau penzà 'e montagne
            de liva cota e pronta
            pe' esse macenata,
            e pure a 'nna conta,
            sennó va sprecata.
            E quanno l'oju casca trento 'a latta,
            te pare da vedé l'oro che fila!
            'Na  cósa che co' gnente se baratta!
            Eppó, se senti che 'nganna  te ppila,
            allora 'a gradasione è quell'adatta
            pe' esse 'i primi de 'na grossa pila!
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              Scritta da: Pierluigi Camilli

              Carità

              Sopr'ar sagrato de la vecchia chiesa,
              c'è que'lo stroppio cò la mano tesa,
              che, senza chiede gnente a nisuno,
              aspetta un segno bbono da quarcuno.
              La gente passa e manco ce fa caso,
              perché lo stroppio, come fusse un vaso
              de stacci e pelle, nun s'è mai spostato:
              sta sempre su quer punto der sagrato.
              Cussì, i fedele ch'entreno in preghiera,
              nun fanno caso a 'sto mucchietto d'ossa;
              ma vedeno esposte in rastrelliera
              le cannele pè pijà indurgenze:
              seicento lire costa la più grossa.
              ... De fora er vecchio fà le penitenze!
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