Ho fatto un sogno per davvero strano, dove volavo perch'ero un gabbiano. Cercavo un posto dove star tranquillo;. Non inquinato e senza l'assillo di guerre tra la gente, tra i viventi, tra chi lavora e classi dirigenti; un posto, in questa Terra, dove ognuno per sopravviver non mangi nessuno; una foresta, un bosco, un orticello dove convivi il Falco col Fringuello; dove qualsiasi essere vivente, consumi solo quel ch'è marcescente! Senza l'ipocrisia del perbenismo, che crea quel ch'è "esimo" e "ismo"; Con questo sogno in testa, sorvolo una foresta; scrutando attentamente, sorpasso un continente: giro per lungo e largo... Mi desto dal letargo! Ritrovo un mondo in "ia": rima con utopia!
Le noti tristi di una canzone, ti trascinano lontano! Tra i fumi di una sigaretta e di un bicchier di vino, ti senti dentro l'anima un fuoco di ribellione. E si canta! E cantiamo alla miseria, che ormai ci vergogniamo di avere! Cantiamo le disgrazie. Cantiamo i mali, vecchi come il male di uno Stato che ancora non c'è!
Viva Adelaide che il cuor m'infiamma, e in omnia secula, viva la mamma! Donna mirabile, donna famosa! È un capo d'opera è una gran cosa. Una domenica L'incontro in piazza, che aveva a latere la sua ragazza; mi ferma e, affabile come conviene, comincia al solito: - Che fa? Sta bene? - Ed alla figlia che stava zitta, gridò: - Su, animo! Che fai lì ritta? Su grulla, avvezzati, fa il tuo dovere... - Che mamma amabile! Non è un piacere? E poi, tenendomi le mani ai panni, soggiunse: - Oh, passano pur presto gli anni! L'ho vista nascere: eh, malannaggio! S'invecchia e termina l'erba di maggio! Eh, bimba andiamocene, stamane ho fretta: venga un po' a veglia, venga, s'aspetta! Siam gente povera, ma di buon cuore: ci fa una grazia, anzi un onore. Via bimba, pregalo! Stai lì impalata! Ma, santa Vergine! Sei pur sgarbata! - «È sempre giovane» dissi « aspettate, lasciate correre, non la sgridate: l'età, la pratica è molto: e poi, farà miracoli sotto di voi! » Ai panegirici non sempre avvezza, fece una smorfia di tenerezza la vecchia, e a battere sul primo invito tornò, dicendomi: - Dunque, ha capito; sa dove s'abita: verrà? - «Verrò. » E chi rispondere Potea di no? V'andai. Col giubilo, con quel sembiante che per le visite d'un zoccolante ho visto prendere dalle massaie, quando alla questua gira per l'aie, quelle, vedendomi, in un baleno precipitarono a pian terreno; poi risalirono con meco; ed ambe -Badi- gridavano -badi alle gambe. È poco pratico la scala è scura... - «Ma quanti incomodi! Quanta premura! » Salgo, si chiacchiera sul più, sul meno; mi dàn del discolo dal capo ameno. Tutta sollecita la mamma intanto scotea la seggiola, puliva un santo; da un certo armadio fra pochi stracci scioglieva in furia due canovacci; d'acqua in un angolo la brocca empiva: che mamma provvida! Che pulizia! Finite all'ultimo tante faccende, disse: - E per tavola cosa si prende? Credi Delaide, sono sgomenta! - e a me voltandosi diceva: - Senta, con tanti ninnoli ci va un tesoro: le voglie crescono, manca il lavoro. Oh, ripensandoci m'affogherei; almeno, càttera, felice lei... - Capii l'antifona, ed un testone le offersi a titolo di compassione. La vecchia ingenua per la sorpresa m'urtò col gomito, si finse offesa; ma per imprestito poi l'accettò, e per andarsene s'incamminò e nell'orecchio mi disse: -Ohè! Ritorno subito; badiamo, vhè! - Io per non ridere alzando il ciglio, risposi: «Diamine! Mi meraviglio! » Esce da camera, chiude la porta; sta fuori un secolo: che mamma accorta! Poi tosse e strascica prima d'entrare.... Il ciel moltiplichi mamme sì rare!
PRIMA (Marzo 1963) Dopo cena Accosto al fuoco, la pipa in bocca immerso nei pensieri, sembrava la statua della saggezza! Socchiude gli occhi. Ogni tanto Segue i cerchi di fumo. Sogna! Sogna la giovinezza ch'è fuggita troppo presto, come i suoi cerchi di fumo! Rivive giorni di fatica e di piacere. Rivive il tempo Quando giovane, lavorava per un pezzo di pane. E questi di oggi… Questi irrequieti! Questa gioventù a cui nulla basta! Nonno, Nonno! Oggi non basta più: non può bastare solo un pezzo di pane! Oggi, nonno, si prepara il mondo… Oggi si lavora per domani! Perché oggi vogliamo che domani non più dicano, come a te, eccoti questo pezzo di pane: noi dobbiamo dire voglio. Voglio questo o quel pezzo di pane!
DOPO (1979) E giunse il sessantotto… Il nonno ancora in vita Ma non poteva più fumare: non poteva più inseguire i ricordi tra i cerchi di fumo! Scuoteva la testa! Anche a noi toccò ridimensionare i sogni di pretese assurde, per chi non ha potere!
OGGI (2005) Effettivamente, nonno, potrai vedere dal sonno eterno, che qualcosa abbiamo cambiato! Il disoccupato di lusso, che firma cambiali per fare vacanze con industriali!
CAGLIOSTRO (2005) Cagliostro! Almeno davi l'illusione di guarire la gente! Inchiostro! Oggi se ne spreca a profusione, per non far niente!! Riforme! Fatte di malavoglia, ti lasciano morire! Deforme! Davanti alla soglia dell'ospedale rimani a soffrire! Analisi! Richieste per controllare la vista che stai perdendo! Però bisogna aspettare Mutato tu essendo! Si è in crisi! Costa un occhio, non si può fare: rimane il miracolo del reverendo!
Quanno tu vé da Roma, cittadinu, e 'rrivi a 'nna Valle d'a Castagna, da' 'na vardata jò, sotto a montagna e vederrai spettaculu divinu. E quanno ppiani 'ncima a Murrico', guardate 'nnanzi, versu Sant'Óreste; ce senti e l'api che ce fau 'e feste, 'n mezzu a 'lle fila, 'lla gran pricissio' de piante in fiuritura e de maese; gira a capoccia versu a marina e vederrai, da paese a paese, u più bellu regalu de a Natura: i suduri de a ggente d'a Sabina, che de u lavuru non ha mai pavura!
Appena potata è tutta schilitrita: tutta spojata, tutta rinzicchita! Se 'a liva è vecchia, pare che te' 'a panza, pare che è canerchia, da 'na certa distanza. Ma lassa che a ninfa je rescorre lappe i ramitti e drento a che branca, allora 'a senti quaci de discorre cou ventu che a contorce e che 'a sfianca. E 'a tecchia che a l'oju già precorre, a Maggiu 'a terra fa diventà bianca! I rami renfronnati, recropu 'e macagne; i vachi già 'ngrossati, te fau penzà 'e montagne de liva cota e pronta pe' esse macenata, e pure a 'nna conta, sennó va sprecata. E quanno l'oju casca trento 'a latta, te pare da vedé l'oro che fila! 'Na cósa che co' gnente se baratta! Eppó, se senti che 'nganna te ppila, allora 'a gradasione è quell'adatta pe' esse 'i primi de 'na grossa pila!
Sopr'ar sagrato de la vecchia chiesa, c'è que'lo stroppio cò la mano tesa, che, senza chiede gnente a nisuno, aspetta un segno bbono da quarcuno. La gente passa e manco ce fa caso, perché lo stroppio, come fusse un vaso de stacci e pelle, nun s'è mai spostato: sta sempre su quer punto der sagrato. Cussì, i fedele ch'entreno in preghiera, nun fanno caso a 'sto mucchietto d'ossa; ma vedeno esposte in rastrelliera le cannele pè pijà indurgenze: seicento lire costa la più grossa. ... De fora er vecchio fà le penitenze!