Per caso ti ho incontrata, un saluto formale, quasi disincantato, una parola scambiata e voltandomi mi sei mancata... Mi tuffo dentro di te, ochi tersi che si riempiono d'ondate, come mareggiate sul mio spirito liso... Con le dita seguo i lineamenti del tuo viso, sfioro lieve le tue labbra per carpirne il sapore, le mie convinzioni sbriciolate dal tuo sorriso... Mi ritrovo ad ascoltare il tuo giovane cuore, che discorre avidamente con il mio, trattenendolo, non distinguo più i due battiti che annientano ogni grigiore... Con un abbraccio intenso il Tempo sconfiggiamo, persi in una nuvola d'amore ci solleviamo in un mondo di sogni, le nostre risate schiantano la normalità dei giorni... Per casa ritrovo i tuoi vestiti come messaggi d'amore, promesse d'eternità nei cassetti del mio cuore, schegge di te nella mente per vivere solo d'amore...
Guardavo il mare ed il luccichio dei raggi del sole, le onde sembravano portare risate lontane, tra i sassolini si muovevano furtivi piccoli granchi, mamma gabbiano volava in cerca di cibo. Incominciai a lanciare, distrattamente, dei sassolini, vidi i cerchi che si facevano spazio tra le onde, facendo riaffiorare immagini sepolte nella memoria, l'acqua mi parve cambiare colore, diventando cristallina. All'improvviso vidi la mamma gabbiano precipitare, s'abbattè sulla riva con un tonfo sordo, istintivamente le corsi accanto, aveva un'ala insanguinata e un pesciolino le cadde dal becco. Qualcuno l'aveva colpita, per divertimento, con un sasso, mentre tentavo di curarla, mi vennero alla mente i tanti sogni, abbattuti in volo dalla malvagità di uomini troppo razionali, che non comprendono più il linguaggio del cuore... Una mano nodosa si posò sulla mia spalla, mo voltai e sprofondai in due occhi di ghiaccio, il viso era quello di un vecchio dai bianchi capelli, provai un grande calore e tentai di risollevarmi. Il vecchio, sorridendomi, m'accarezzò ed io vidi tanti piccoli cuori con le ali danzare sulla spiaggia, poi un grande arcobaleno sfolgorante si materializzò davanti, tanti cavalli alati irruppero galoppando sulla spiaggia. I cuori si tramutarono in bambini che si rincorrevano allegri, i cavalli li fecero salire in groppa e li vidi volare in alto, volevo seguirli, ma restai impietrito, perché vidi me stesso bambino cavalcare uno dei cavalli. Strinsi forte la mamma gabbiano, che ebbe un sussulto, il vecchio la prese tra le sue braccia e si mosse, solo allora mi resi conto che anch'io ero tra le sue braccia, lui mi tranquillizzò rivolgendomi dolci parole. "Stai guardando le anime degli uomini alla ricerca d'amore", m'accorsi che ora mamma gabbiano volava felice in alto, il vecchio era sparito, in una nube di luce, la mia anima mi sorrideva ed il cuore cantava parole d'amore...
È tutto pronto, parto, sono sulla banchina ad attendere una nave, che mi porterà lontano, da te e da chi conosce le pagine della mia storia. Non so dove si fermerà il mio cuore, avevo i tuoi occhi come stelle per orizzontarmi, azzurri al mattino, accompagnando i raggi del sole, verdi di notte, brillando insieme ai raggi lunari. Li custodivo dentro di me, come pietre preziose, come luce proveniente da un faro dalle mura trasparenti, nulla mi sgomentava e la rabbia si scioglieva in gesti d'amore, ora sono spenti, mi ritrovo, solo, naufrago nel mare della vita. Goccioline d'acqua e salsedine mi flagellano la faccia, ricordo quando eri tu a partire ed io ti ero accanto con il mio amore, mentre ti perdevi in mezzo a volti sconosciuti. La mia anima ti guardava da lontano, vigilava su di te, avvertendo le tue gioie e le tue tristezze, tramutandosi in un refolo di brezza marina per baciarti. Avevo avuto l'illusione d'aver sconfitto il Tempo, ma la sua clessidra è tornata a correre ed inesorabile lui ride, cerco una luce che guidi i miei passi, ora incerti, confido in un nuovo cuore che sappia bagnarsi alla riva dell'amore...
Giro per casa, in stanze avvolte dalla penombra, con solo dei fasci di luce che vi filtrano, per dare forma ai miei ricordi, ad immagini lontane. Mi soffermo su una cornice vuota, illuminata da un cono di luce, come si trattasse di un faro da teatro, mentre tutto il resto è di un grigio fumo. In realtà, non è vuota, perché la mia mente vi proietta la figura di una donna, che mi ha accompagnato dall'infanzia alla maturità, che ha vissuto le mie lacrime, le mie risate, i sogni e le delusioni... Occhi profondi e dolcissimi, un sorriso da cui farsi accarezzare i sogni, un abbraccio teporoso, in cui rifugiarsi o chiedere riparo contro le insidie della vita, un grande cuore capace solo di donare amore. Nei momenti di gioia o di disperazione so che è con me, mi basta poco perché la veda, l'abbracci ed anche se stringo aria il mio cuore è felice, perché è una donna speciale, mia madre...
Ho sempre adorato passeggiare nel parco, giocare con i passerotti che svolazzano tra i rami, ammirare l'eleganza regale dei cigni sull'acqua, perdermi dietro a bambini che gattonano sull'erba... La mia attenzione si posò su una rosa, bella e profumata, aveva i petali piccoli, d'un rosso acceso, con delle spine appuntite abilmente distribuite. Diventò per me un appuntamento quotidiano, dovevo vederla, assaporare il suo profumo, ricordare i gesti che compiva mia madre, fermare la luce che si posava su di essa. La gente prima si fermava, stupita, poi. Vedendomi accarezzare la rosa, mi derideva, infine, iniziò ad essere invidiosa dei gesti d'amore, con cui la nutrivo e lei cresceva sempre più rigogliosa... Un giorno, la trovai distrutta, giaceva squarciata, in terra, calpestata, i suoi petali sparsi, sembravano tante macchie di sangue, uccisa dall'odio degli uomini verso l'amore. La mia anima di vetro si frantumò ed i suoi pezzi ferirono il mio cuore, lacrime calde vergarono il mio volto, inzuppando la terra che divenne tutta rossa... In quel luogo è nato un roseto, vi sono rose di vari colori, tutte spruzzate di un caldo rosso carminio, il rosso del mio cuore...
Cavalcando un arcobaleno, sono giunto nella tua terra e mi sono ritrovato davanti un paesaggio affascinante come te. Una terra aspra e verde al tempo stesso, fatta di montagne dalle cime aguzze, di boschi colorati d'un verde smeraldo, ove i raggi di luce che vi penetrano sembrano delle ferite. Il mare la bagna carezzandola con delicatezza, disegnando figure che paiono animarsi con le onde, i fiumi ed i ruscelli, che assomigliano alle vene di un corpo, irrorano la terra e, pare, discorrano con i ciottoli, rasserenandoli. Terra di donne decise ma eleganti, che sanno combattere con il cuore e la mente per degli ideali, quegli stesi ideali che la mia gente sta dimenticando, a cui s'aggrappano uomini taciturni, dai volti marcati. Terra di profumi e di odori forti, ove la vita dei campi scorre ancora placida e la quiete viene spezzata solo dal canto degli uccelli o da antiche danze, ballate con candida semplicità. Il vessillo ha il colore del sangue, della forza, ma anche delle rose che, come le donne di questa terra, hanno spine vigorose contro le insidie della vita, e del sole al tramonto, ove il mio sguardo si perde. Terra vicina eppure così distante, con il mare che unisce e divide, seguo il volo delle aquile, è il loro regno ed il mio cuore vorrebbe trattenersi...
Mi ritrovai seduto su una panchina del parco, la luce del sole schiaffeggiava gli alberi, mentre foglie, trasportate da un caldo venticello, mi colpivano gli abiti. Pensai a quelle foglie, come ai miei ricordi, ingiallite, come foto mangiate dal tempo, svolazzanti, come gli amori in cui avevo creduto e perso, rumorose nel cadere in terra, come il mio cuore di vetro. Volsi lo sguardo verso dei bambini che giocavano, le loro urla salivano alte, gioiose, innocenti, tanto che nemmeno gli uccellini parevano impauriti, un cane si perdeva dietro ad una palla... Come un bambino mi piacerebbe sorridere alla vita, guardare negli occhi degli adulti per trovarvi l'anima, stupirmi davanti alla magia della pioggia, saltare nelle pozzanghere credendo sia un lago. Abbracciare per sentire il tepore di un cuore che ama, stringere una mano per camminare sicuro, piangere per assaporare il gusto delle lacrime, vedendo attraverso di esse le persone amate. Legare ad un aquilone il mio sogno più bello, correre a perdifiato incontro ad un arcobaleno, carezzare chi se ne sta da solo, baciare chi perde l'anima dalle labbra. Vorrei un cuore puro, come un bambino, per cancellare ogni tristezza, ogni solitudine, per amare, amare solo e soltanto amare...
Vorrei avere due grandi ali bianche, per potermi alzare in volo, salendo sempre più verso la luce, saltellando sulle nuvole. Vorrei accompagnare una fiera aquila, per poter visitare le sommità delle tue montagne, puntare le onde del mare, per poter leggere le parole che il sole vi scrive. Vorrei lasciarmi cullare dal vento, per poter seguire la scia del tuo profumo, così unico da rivaleggiare e sopraffare le meravigliose essenze dei fiori del creato. Vorrei perdermi dietro ad un gabbiano, per poter scoprire i sogni che porta sulle ali, chiedergli i tuoi perché, conoscendoli, possa portarli io stesso dove possano essere esauditi. Vorrei poter volarti accanto, invisibile, per nutrirmi del tuo sorriso, per bere dalle tue lacrime, asciugandole, per gioire della melodia del tuo cuore. Vorrei poter far volare i miei sorrisi, i miei baci, affinché raggiungano il cuore dei bambini, perché tu, incontrandoli, possa rivedere me in loro...
Albeggia, mi sporgo dalla finestra, ma la città è ancora addormentata, un piccolo vortice d'aria solleva carte in strada. Scendo ed entro in una chiesa, tutto è silenzio, si avverte ancora il profumo dell'incenso, le fiammelle delle candele si agitano, davanti al mio respiro. Il mio sguardo si vela di lacrime, troppi ricordi e troppe emozioni agitano il mio cuore. Volti cari e amati, persi per sempre, ma viventi nella mia mente, sono diventati compagni di viaggio... La luce irrompe da una vetrata e mi colpisce in pieno, uno strano calore mi pervade, mi sento cullato, sollevato dal suolo. Avverto un battito d'ali, mi volto, ma vedo solo il portone spalancato ed allora percepisco di non essere solo, di averti avuto sempre accanto...
Mi aggiro per strade assolate, immerso in un mare di volti freddi, tra persone che sanno solo vedere ma hanno dimenticato cosa sia guardare... Sono stanco di sorrisi di plastica, di parole vuote, come bottiglie di vetro, di abbracci finti, ripieni di interesse, di uomini che stanno tramutandosi in automi. Cerco, vanamente, degli occhi, che sappiano ricambiare uno sguardo, un sorriso, che colori di gioia un volto, delle parole, che suscitino emozioni, un abbraccio che riscaldi il cuore. Un bimbo mi tende la mano, che scompare nella mia, la stringo dolcemente, stupito dal candore del gesto. La mia anima si scuote ed una voce, fioca, mi dice "cerca, cerca..."