Poesie inserite da Rosa Maria Cantatore

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Scritta da: Rosa Maria Cantatore

Un che di antico

Un che di antico
E di tragico,
di triste e di beffardo
possiede la mia terra,
le valli seminate di rovine
splendide,
i picchi di montagne
fitte ancora di selve
o coronate di tetti.

Un atavico tormento
Rode il cuore
Della mia terra;
orgoglio millenario
e mescolanza
di nobili stirpi remote
intridono i suoi sassi,
persino,
e la polvere dei sentieri
perduti fra cespugli
d’erbe odorose.

Una grazia gentile fiorisce
Fra i gerani in vaso
Sui balconi
E fra le barche in secca
Sulla riva
E negli occhi dolenti
E ruvidi della mia gente.
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    Scritta da: Rosa Maria Cantatore

    Quem di diligunt

    Non temere:
    eternamente giovane
    lui
    è rimasto nel ricordo.
    Non una ruga
    ha segnato il suo volto,
    mai
    il peso e l'amarezza degli anni
    hai letto nel suo sguardo.
    Mai.
    Già, mai...

    Cosa te ne importa?
    Cosa può importarti
    di vane parole che
    inutilmente (forse)
    vorrebbero dare lenimento
    alle ferite,
    sprazzi di luce
    a un buio profondo
    rimpianto?

    Vedo già l'ombra e l'impotenza
    di un lungo dolore
    nei tuoi occhi
    mentre leggi i versi
    antichi, che mai
    a nessuno
    hanno dato conforto:
    "Quem di diligunt
    adulescens moritur".
    Composta martedì 15 marzo 2011
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      Scritta da: Rosa Maria Cantatore

      Bambina

      Eri un pensiero, un'idea
      eri la forza immane di un desiderio.
      Eri un battito forte e profondo.
      Eri il futuro
      che si affacciava
      dal bordo di un cassetto
      traboccante di piccoli abiti colorati.

      Ho compreso che stavi crescendo
      la prima volta che
      ho scorto-non vista-filtrare
      fra le tue ciglia
      il lampo buio
      di un'ignota sofferenza.
      Composta martedì 6 dicembre 2011
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        Scritta da: Rosa Maria Cantatore

        Carlotta

        Questo ha di buono
        la vita: che non ti dà
        mai tregua
        con le sue sorprese.

        Folle d'amore
        per Carlotta,
        per l'umido muso rotondo,
        per gli occhi neri grandi
        inconsapevolmente malinconici,
        per il grato scodinzolio
        davanti alla ciotola,
        per le lunghe orecchie ricciolute
        (eredità di nobili cani da compagnia
        di re finiti con la testa sul ceppo),
        per le zampette gracili ancora
        -è piccola, una bimba! -,
        per la morbidezza
        di velluto e di seta
        del pelo bianco e biondo,
        mi sveglio al mattino
        stupita
        di questa nuova dolcezza
        che si è riversata
        nel cuore,
        di questo tenero moto
        affettuoso, che
        imprevedibilmente
        misteriosamente
        rende più lieve
        il fardello dei giorni.
        Composta mercoledì 20 aprile 2011
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          Scritta da: Rosa Maria Cantatore

          Enigmi

          Annegate in un cielo d'inchiostro
          stelle sparute
          configurano la notte.
          Il loro freddo bagliore
          osservo,
          mi tenta l'enigma del loro essere
          (del loro non essere più),
          la fantasmatica presenza
          di ciò che è già morto
          imploso
          risucchiato nell'ignoto,
          forse quando ancora
          vigeva la legge
          feroce
          dell'uomo lupo per
          l'altro uomo (non molto
          è cambiato d'allora...).

          Ugualmente
          mi tenta
          l'enigma del ciuffo
          di selvatiche foglioline,
          tenere verdi senza nome
          spuntate
          dopo le prime piogge
          nella crepa sottile
          di un muro,
          provato dagli anni.

          L'enigma mi tenta
          dell'inspiegabile forza
          delle cose.
          Composta mercoledì 23 novembre 2011
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            Scritta da: Rosa Maria Cantatore

            Per così brevi istanti

            Non ha dormito
            forse
            quella notte
            o forse
            si è svegliato nel riflesso grigio
            e sporco
            di un'alba come tante,
            come era certo
            di non volerne
            più
            vedere.

            Chissà se si è tolto
            gli occhiali (quelli piccoli,
            da poeta romantico, da eroe
            malinconico)prima di
            compiere il balzo
            irrevocabile
            insensato
            verso l'unica meta che
            per lui
            avesse un senso...?

            Balena alla mente
            talvolta
            un'immagine, che attraversa
            gli anni
            e la selva, sempre più
            fitta, dei ricordi: dolce era
            il suo sguardo
            lì, in fondo al tavolo
            del ristorante fra i pini
            (festa di laurea, giornata
            fredda di febbraio)...

            ... dolce era il suo sguardo
            e già un po' perso, lontano...
            Per così brevi istanti
            ha incontrato il mio,
            così salde e dolorose
            radici
            ha messo nella memoria.
            Composta domenica 20 novembre 2011
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