Scritta da: Rossella Porro
in Poesie (Poesie personali)
Vento...
Mi consola il frusciare
del vento tra le foglie
eco di pensieri
lontani che stringono
braccia attorno al cuore
e di te mi racconta.
Commenta
Mi consola il frusciare
del vento tra le foglie
eco di pensieri
lontani che stringono
braccia attorno al cuore
e di te mi racconta.
Sconosciuti sembriamo alle volte.
Quasi non ci guardiamo,
i tuoi occhi distanti
come se non potessero guardare nient'altro
che ciò che io non vedo,
che all'improvviso abbassi,
posandoli su me
come se non potessero guardare nient'altro
che me
facendomi sentire nient'altro che il tuo mondo.
Ho una foresta
nel mio cuore
e frusciare di foglie
ai forti venti
e scorrere di ruscelli
su irti pendii
e intricati roveti
nascondigli di fragili bulbi
e torrenti in piena
e rovinose cascate
e sentieri scoscesi
e brillare di rugiada
sugli spinosi roseti.
Ti scrivo
dal deserto dei miei pensieri
illudendomi che tu solo
possa comprendere.
Troppe volte ho ascoltato
i silenzi, troppe volte
ho guardato mari
che non ho mai solcato,
cieli che non ho mai
attraversato.
Tu solo puoi capire
quanto arduo sia
lasciare la baia
tranquilla e issare le vele.
Tu solo puoi capire
le tempeste e
le inattese bonacce che
ottenebrano il cuore.
Senza doverti spiegare,
senza dover trovare
parole che so già
di non avere,
so che tu solo
puoi capirmi
perché si può mancare,
arrivare troppo presto o
troppo tardi
e perdere la marea
mentre il tempo
ci cambia l'anima.
Io non so fino
a dove mi porterà
il vento,
seguirò l'onda,
non so fino a dove,
ma so che fino a quando
sentirò
le stagioni cambiare
aspetterò la primavera per cominciare il viaggio
perché dopo un gelido inverno
arriva sempre
una nuova stagione.
Tu solo puoi capire
questo mio eterno bisogno di andare
di prendere e lasciare
e ritrovare altrove
ciò che qui non ha
casa.
Binario morto
stasi dell'anima inquieta
in un deserto soffocante
dove le ombre stanche
arrancano dietro le orme
portate via dal vento.
Aspetto un treno,
dov'è la mia follia?
Così egli sedeva
chino in avanti
e il cuore lasciato
tre passi indietro.
Tu mi rendi triste
e nemmeno te ne avvedi,
delle tue parole
possono farne corone
di fiori
da mettere sul capo
nelle belle giornate
di sole,
ma è nella sera
che i fiori
perdono colore
e le paure s'insinuano
tra i teneri
petali e spuntano
spine
tu mi rendi triste
e nemmeno te ne avvedi.
E quando alla fine
aprii gli occhi per vedere la strada
essa era ancora umida e fredda
eppure un raggio di sole
aveva asciugato la pioggia che goccia a goccia
aveva segnato il passo
e ora tutto sembrava
possibile
perfino il sereno.
Non sono un poeta
né maestro
né filosofo
né oratore
srotolo la matassa
dei pensieri
che mai la bocca ardisce
proferire
e do voce a ciò che non ha voce
sottovoce perché
io mi possa udire
più di chi mi sta a sentire.
Cos'è questa
voce
che sento dentro
mai totalmente espressa
amorevole e dolorosa
prepotente e dolce
che scuote le mie membra
fino a farle sanguinare?
Cos'è questa
voce
che mi punge
come spillo
senza alcun preavviso
di notte in un sogno
di giorno nel vento?
Cos'è questa
voce
sottile padrona
nelle ombre della sera
timida luce
nelle mattutine veglie?
Cos'è questa
voce
se non
il tuo amore.