Scritta da: Rossella Porro
in Poesie (Poesie personali)
E gli occhi muti
si fermarono a guardare
i tuoi passi
ora non più soli
compagni di chi sa
quali sconosciute mete
che non saranno
mai le mie.
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E gli occhi muti
si fermarono a guardare
i tuoi passi
ora non più soli
compagni di chi sa
quali sconosciute mete
che non saranno
mai le mie.
Dinanzi a te sono sempre un perdente
ripongo le armi
non ho più voglia di ferirmi.
Taccio e ascolto
il rumore dell'aria
che fende brandelli di carne.
Nulla è più dovuto.
Il tempo gela ogni
misera speranza
Nel rancore è riflessa
la mia anima inquieta.
Nulla è più certo.
Le radici spezzate.
Dovrei capire
il non detto
l'inespresso celato
in angusti rifugi
che non sono più casa.
Perso è per sempre
l'ineffabile laccio
un tempo legame
oggi catena
che stringe l'anima
esausta che assapora
l'amara sconfitta.
Tutto è perduto
ripongo le armi
nessun armistizio
sono solo
sconfitto.
Più di una volta
ho inseguito il vento
illuso dalle sue carezze,
spingendomi oltre
la notte dove
ogni domanda muore
lasciando il posto al dubbio.
Più di una volta
ho chiuso gli occhi
continuando a camminare
sull'orlo dell'incertezza.
Più di una volta
ho dato credito
al sole
nelle giornate tempestose,
più di una volta
ed è ora che smetta.
Vago di mare in mare
di terra in terra
trasportata dalle correnti
non ho più patria
non ho più casa
nessun rifugio
non avrò mai pace
ne un giacilio su cui riposare
ne tenere braccia da accarezzare
vago di mare in mare
di terra in terra
di speranza in speranza.
Esili rami sottili
si allungano agli ultimi tepori
dei raggi solari
memori di antichi sapori.
Le stanche radici
ancorate alle illusioni
si stringono
saldamente alla terra
in preda a fremiti
improvvisi
che regalano al vento
in un m'ama non m'ama
malinconici pensieri
che tornano al cuore
con un freddo e acre crepitio.
Ho sognato di te
ancora una volta
eri nel canto
dell'acqua del fiume
che lambiva
ciottoli arsi dal sole
eri nel silenzio
delle acerbe fronde
scosse dal vento
eri nelle pietre
della vecchia casa
dagli occhi serrati
e dalla bocca cucita
che ci ha visti vicini
eri nell'erba fresca
dell'ampia valle
che attraversavo
carezzando con la fanciulla
mano tremante
e vuota
ho sognato di te
ancora una volta.
Ho costruito
un recinto
di rose e di spine
perché tu non ti possa
più avvicinare
ho cancellato ogni
ombra che
lasciava la tua
impronta
perché
voglio solo luce
e tu sei solo notte
che ottenebra il mio cielo.
Come fa
il vero
a perdersi
nell'illusorio?
Come fa
il non detto
ad essere
ascoltato?
Eppure
hai franteso
il vero
e udito
il falso.
Lo so
lo so
tu che mi sorridi
e taci,
aspetti
e i tuoi occhi
m'aprono l'anima
come un taglio
che da parte a parte
schiude l'ombre
e apre sentieri nelle
viscere nascoste.
Lo so
lo so
non è più il tempo
delle ferite d'ardere
e ad altro tempo
volgere lo sguardo
e le mani e il cuore
si deve,
ma il segno come
marchio a fuoco
sulla pelle brucia.
Lo so
lo so
alzare la testa
trascinare i passi
e andare si deve,
tu che mi guardi e sospiri
e il dolce tuo tepore
m'avvolge il cuore
e i pensieri e
lo sai che io
lo so
che il domani
m'aspetta
e il caparbio piede non è più fermo
alla tua ombra
ma compagno per il lungo viaggio.
Se ci fosse stato
e non c'è stato
quel vento audace
ad indirazzar le vele
se ci fosse stato
e non c'è stato
quel sole caldo
a maturare il frutto
se ci fosse stato
e non c'è stato
quel tempo
d'aspettare
se ci fosse stato
e non c'è stato
questa è l'unica cosa
che mi fu dato sapere.