Poesie inserite da Salvatore Messina

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Scritta da: Salvatore Messina

Il sole e la notte

È sempre così di giorno e di notte.
C'è il gallo che canta
e la stella che torna
con i suoi sogni per te
contadino del mondo
ovunque tu sia.
Con le mani affondate nelle tasche
fischietta il fanciullo
e la fanciulla lo attende alla finestra,
ma un altro è passato prima di lui,
ed è la stessa cosa.
Di giorno.
Di notte.
Il lavoro stanco,
il riposo pigro
e poi il gallo che canta
e si passa il giorno sperando
nelle stelle che verranno:
ma è una notte di novilunio
e non si vede niente
mentre un fanciullo
fischietta ancora deluso
con un filo di paglia in bocca
e una lacrima
che il sole ha asciugato sul suo viso,
e poi la notte.
Ma il fanciullo è stanco
e vomita odio e dolore
al solito canto del gallo
e lascia il suo mondo
per seguire un cercatore d'oro,
ma il colore del metallo
non cambia la vita
e fischietterà ancora deluso
al chiudersi d'una finestra
in un peccato d 'amore.
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    Scritta da: Salvatore Messina

    Il venditore di storie

    Se ne stava tranquillo
    come un giorno di Natale.
    Seduto per terra fumava
    fumava
    e faceva grandi anelli di fumo.

    "Ecco i cerchi,
    i grandi cerchi della vita.
    Qui dentro vivono le mie storie.
    Io le vendo, signori,
    anche per un sorriso"

    Era un venditore di storie
    come ce ne sono tanti.
    Aveva i capelli lunghi,
    molto lunghi,
    ed anche la barba era lunga.
    Non piangeva
    ma soprattutto non rideva.
    Non aveva voglia di ridere,
    guardava solo il volto
    e poi gli occhi dei passanti.

    "Sono un venditore di storie, diceva,
    chi le vuole?
    Non abbiate paura di me,
    non faccio del male a nessuno io.
    Sono un uomo,
    non sono la vostra coscienza
    e nemmeno vostro padre.
    Io vendo storie,
    storie vere s'intende,
    ma anche possibili.
    Ne ho per tutti i gusti,
    posso farle su misura
    perché conosco il segreto
    dei vostri desideri.
    So come siete fatti
    e quello che pensate.
    Conosco le vostre donne
    quando sono femmine.
    Conosco le vostre paure
    quando perdete una battaglia
    od una guerra.
    Io vendo vita, signori,
    non fumo
    come i quotidiani che leggete".

    Il venditore di storie
    s'era chinato come se soffrisse,
    prese a tossire e a ridacchiare
    e si accendeva una sigaretta dopo l'altra.
    Sputava ora a destra ora a sinistra
    ed anche al centro della strada
    nonostante la gente
    avesse cominciato a pressarlo.
    Si leccava
    due grosse piaghe sui polsi,
    le vene del collo sembravano corde
    e gli occhi due ferite.

    "Guardatemi,
    queste sono ferite che non fanno male.
    Sono ferite d'amore
    che voi non potete conoscere
    poiché non potreste sopportarle
    e morireste.
    Ma non racconterò questa storia
    perché è la mia
    e il prezzo che chiederei
    non potreste pagarlo.
    Vorrei raccontare invece
    di chi seduce le vostre mogli,
    di chi modifica il cervello
    degli uomini sulla terra,
    di chi distrugge i vostri figli
    penetrando le loro menti
    per renderle qualunquiste
    e mai appagate.
    Le mie storie, signori
    vivono l'aria
    di queste vostre città malate,
    l'aria d'impossibili felicità
    che vi giocate al gioco della fortuna
    ogni giorno
    perché sempre
    volete qualcosa di più.
    Quanto tempo sprecato in piazza
    in 100 in 1000 in 10000
    perché soffrite l'aria
    dei vostri vuoti
    dei silenzi rappresi
    del vostro essere niente
    in queste città
    che avete reso insane
    dove muoio ogni giorno
    come uomo ridotto
    ad unità produttiva
    senza più anima
    e senza più significato.
    È troppo alto
    il prezzo del coraggio
    per fare come me
    che ho abbandonato tutto
    per venire a morire qui
    tra voi
    per raccontare le storie
    che dovrebbero farvi tremare
    la mente e il cuore".

    Le sue parole erano divenute gelide
    come l'inverno
    e sembrava aspettare un cenno.
    D'improvviso cacciò un urlo
    e s'accasciò al suolo.
    Aveva sulla bocca
    una piega amara
    e sul volto una maschera
    di sangue e fango.
    Tutti fuggirono,
    solo un bimbo
    con una pietosa mano
    piena di speranza
    accarezzò i suoi lunghi capelli
    e restò accanto
    al venditore di storie
    steso
    agonizzante
    insanguinato come un vitello
    colpito quasi certamente ad una tempia
    da un sasso
    al centro d'una piazza
    di una grande città
    in un giorno d'inverno
    dell'anno che più vi piace.
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      Scritta da: Salvatore Messina

      Ma vai a quel paese

      Da una
      impalcatura
      improvvisata
      sentenzia incravattato
      il bel paese
      redige bandi e pergamene
      medaglie un po' stonate
      nobili signori e cavalieri
      presenzia monsignore
      l'usciere il corazziere
      l'unto protocollo
      di stranieri

      non vado oltre

      e già
      il nostro è un bel paese
      civile
      ospitale
      pieno di chiese
      di santi stupratori
      con al culo mille pezze?

      Ma vai a quel paese!
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