Poesie inserite da Silvio Squillante

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Scritta da: Silvio Squillante

Conosci qualcuno che abbia amato davvero?

Chi ama divide il sonno
con chi gli posa la mano sul petto.
Chi ama non conoscere egoismo,
è una sola ombra nelle assolate
ore del meriggio,
è una coperta sfatta su di un letto.

Chi ama guarda nella goccia di rugiada
che imperla una corolla,
un solo viso, un solo sguardo.
Chi ama si innamora della vita ogni giorno,
ogni respiro della persona amata è un sussulto,
è come svegliarsi d'improvviso da uno splendido sogno.
Composta martedì 27 settembre 2011
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    Scritta da: Silvio Squillante

    Le lacrime sono gemelli solitari

    Romantiche lacrime
    continuano a fissare in me
    ricordi, paure, bugie.
    I fieri fulmini son sentenze
    senza appello agli occhi del bambino
    che in preda alla tristezza
    cerca qualcuno che lo rincuori.
    "È vero che non potrà
    piovere per sempre?"
    ed io mi cingo il viso
    mentre la mia innocenza
    si perde, si perde, si perde.
    Composta mercoledì 27 luglio 2011
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      Scritta da: Silvio Squillante

      C'è qualcosa di ancestrale in questa notte

      C'è qualcosa di ancestrale in questa notte
      come un esplosione latente di vita
      che non riesco a cogliere.
      Sarà il cantilenante
      gracidar di rane,
      il ronzare dei pensieri
      o il pesante respiro delle nuvole?

      Questa è una di quelle notti in cui
      i desideri si infrangono
      lanciati a folle velocità,
      da noi sognatori,
      contro il muro della realtà
      ma essi non muoiono, sono vivi
      in una lenta agonia.

      Questa è una di quelle notti
      o forse no...
      Composta mercoledì 27 luglio 2011
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        Scritta da: Silvio Squillante

        Un gruppo di sparuti angeli...

        Un gruppo di sparuti angeli
        scese lentamente
        nel cortile di una scuola
        tra macchie di ragazzi,
        adocchiano con fare sospetto
        i loro sogni
        dispensarono consigli e buoni auguri,
        frasi dolci, osannarono gli spiriti puri.
        Se ne andarono
        tutto ad un tratto
        rammentandoci che
        "niente è più giusto
        di sbagliare con il proprio cuore".
        Composta mercoledì 27 luglio 2011
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          Scritta da: Silvio Squillante

          La biro rotolò dalle mani del poeta...

          La biro rotolò dalle mani del poeta,
          prima d'abbandonarsi al sonno
          disegnava anelli di gioia blu
          che avvolgevano una bugia vestita d'amore.
          Cangiante luce, in una fredda mattina,
          lo rendeva ancor prigioniero
          del suo onirico mondo,
          svegliatosi del tutto
          non poté far altro che guardare
          il suo sogno frantumarsi
          come mille e mille specchi.
          Ma questo non lo scoraggiò
          nel suo incessante desiderare
          un mondo migliore.
          Composta giovedì 9 giugno 2011
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            Scritta da: Silvio Squillante

            Lentamente

            Ogni verbo o sentimento
            aveva trovato la segreta strada
            per giungere fino a me,
            li sentivo conficcarsi nel mio spirito
            come ardenti stelle
            che vengono giù dal cielo.
            In un'eclissi completa dei miei sensi
            il dolore non smise di sgorgare,
            ero al requiem di questo mondo
            e piansi cogliendo il senso del non essere
            che appare da questa esistenza.
            Composta giovedì 9 giugno 2011
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              Scritta da: Silvio Squillante

              Spleen

              Sfogliando le giornate
              scandite da questo ritmo lento
              ammazzo la noia
              illuminando il buio con una lampada.
              L'angolo buio trema ed invoca pietà
              mentre tendo verso di lui
              la luce di questa mia stupida gioia.
              Mi gocciola il viso
              e mi sovvien una crudele verità:
              per quanto tu possa illuminare una persona
              con il tuo amore
              il dolore che ne riceverai
              potrà uccidere ogni altra luce.
              Se squilla di nuovo rispondo, lo prometto!
              Ha squillato di nuovo
              ma son rimasto sempre qui.
              Composta venerdì 27 maggio 2011
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                Scritta da: Silvio Squillante

                Lei era lì

                Sentii il mio nome risuonare nella strada triste e vuota
                lei apparii con gli occhi pesti di una madre
                sparii come dolce fanciulla fasciata da un ceruleo vestito,
                ho continuato a tirar dritto.
                Lei era lì.
                Si avvicinò lenta a me dicendomi
                di non aver paura,
                mi sfiorò il braccio
                e si incamminò da sola nella stanza buia
                riuscì ad udirla,
                il buio non durò molto.
                Lei era lì.
                Ti faccio sempre spazio
                quando siedo da solo,
                cerco in te
                il mio equilibrio perduto
                come un trapezista
                che freme di vita quando rischia di morire.
                Lei è qui.
                Composta martedì 24 maggio 2011
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                  Scritta da: Silvio Squillante

                  La poesia è come una guerra...

                  La poesia è una guerra,
                  vive in trincee di inchiostro
                  in perenne attesa di un lampo,
                  di una vivida illuminazione.
                  Il suo evolvere è in mano ai vivi,
                  i quali ammirano e si ispirano
                  a coloro che non respirano più.
                  Stringere tra le dita le nuvole
                  e capire che sono più concrete
                  dei miei sogni, dei miei ideali
                  è come un colpo in mezzo al petto
                  che brucia ed infiamma il mio costato.
                  Hai ragione piccola
                  la poesia non è come la guerra.
                  Composta giovedì 19 maggio 2011
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                    Scritta da: Silvio Squillante

                    Ci sono re che (in mezzo al altri re) si sentono sudditi

                    Solitario nelle mie scarpe
                    canticchio un vecchio motivetto
                    errante per le strade
                    di New York o di Brasilia,
                    le stesse di Copenaghen o Basilea.
                    Sul fianco della collina
                    e sulla facciata di un palazzo
                    uomini stupidi mi guardano
                    infilzandomi con il loro indice.
                    Ammiro la mia ombra
                    saltellare insieme ad altre
                    allegri discoli senza padre,
                    e noi?
                    Salviamoci la mente, salviamoci la mente.
                    Composta mercoledì 18 maggio 2011
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