Scritta da: Sir Jo Black
in Poesie (Poesie personali)
Questo vuoto intorno
Questo vuoto intorno,
d'immerse nel silenzio
speranze
pieno,
guarda e ride
di viaggi alla ricerca
nel nulla
il dolore.
Composta domenica 20 febbraio 2011
Questo vuoto intorno,
d'immerse nel silenzio
speranze
pieno,
guarda e ride
di viaggi alla ricerca
nel nulla
il dolore.
Ho sentito il tempo scorrere leggero
e i nostri passi sincroni.
Il cielo d'inverno era primavera.
Sento il tempo scorrere misero
e i miei passi suoni atoni.
Il cielo d'inverno è pioggia nera.
Aspetterò il tempo scorrere vero
e i nostri passi ancora sincroni.
Il cielo di sempre sarà luce fiera!
Stanco, dolente,
essere malato
ho freddo
ora nel sangue.
Pensiero di te
emerge forte,
rinasce,
straccia.
Ogn'altro cade.
Tempo nota bassa
entra nell'andare.
Ti sei mai chiesta:
chi siamo,
dove andiamo,
che vogliamo
NOI?
Che diventeremo,
dove arriveremo,
che desidereremo
NOI?
E se,
quando,
sarà buio?
Si dissolve la linea grigia,
cammino d'antico ieri,
diventa punto lontano
dove,
ancora indefinito percorso,
ricomincia nuova...
Adesso respiro notte.
Di antichi passi vuoti
ruba il tempo
immagine di te.
Accoccolata in me,
nel mio andare,
attesa di noi!
Adesso respiro notte,
di nuovo passi soli:
rituali ritrovi,
immagini riviste.
Ancora muover solo!
Non più vuoto,
assenza di te!
Può congelare
e muore...
l'amore.
Ogni angolo è silenzio
dopo...
Notte buia
di giorni spenti
attende nuova Luna.
Pietre porose assorbirono in ultimo
sangue fluido e grumoso
e liquido sulle pareti.
Perdòno per tutti
era l'unico balsamo,
talvolta memoria tradita
o macchiata,
talvolta reliquia offuscata
da sguardi di lattice aspro.
Su pietre porose
e gradini di cui non scorgemmo
bramate vette
gocciola ancora sangue devoto
e umori, e vita e lacrime e sudori
cristallizzati da scuse in un'unica roccia
Era Amore, e mistica Speme
ed ultima lacrima caduta nel vano;
era Amore, e religioso Ossequio
e vana parola colata su pietra;
era Amore, e dolce Fiducia
intesa scolpita sul solido angolo;
Era l'eco di ciò che sarà
stato
recitando preghiere mai imparate,
scorgendo dal basso vette agognate,
mai raggiunte, neppure sfiorate.
L'inizio fu noto e cangiante,
per quanto le ombre strisciassero
ridendo agghiaccianti
tra gli anfratti lasciati;
il passaggio fu ardente e dovuto,
spirante bracieri
da ogni poro trasudante
amore umido e vivo;
e la caduta, lenta caduta
che sporca ancora le mie mani
contratte
sia tu ora un coro devoto
di memorie e silenzi e mute affezioni
ai piedi della Scala
della vetta mai raggiunta
sotto il buio mai trafitto
Perdòno, prima che una nuova alba sorprenda
i nostri rimpianti ormai asciutti
Perdòno, prima che la porosa pietra rotoli
distruggendo gradini
sempre più alti
Perdòno, se è vero che amai
le mie mani sudate
s'aprono vivide
al cielo notturno.
In questo tempo fermo,
congelato nel dolore,
come un vento del Nord
nel mio cuore tue parole
salgono agli occhi,
scendono calde, salate,
muoiono perle gelate,
cristalli caduti
nel vuoto intorno...