Poesie preferite da Sir Jo Black

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Scritta da: Rosanna Tafanelli

Tra le righe

Tra le righe un pensiero sconosciuto
scorre lungo i versi del mio canto,
memore del profondo senso nuovo
di parole antiche già sentite.

Tra le dita carezze smemorate
tornano a dare vita ad un ricordo,
ripercorrendo gesti del passato
e tracciando percorsi amati e noti.

Tra le nuvole il sole un po' velato
sbiadisce su un giardino ormai fiorito,
mentre i suoni del mondo allucinato
rompono l'armonia di quel momento.

Tra le righe scopro il significato
del tempo mio che passa e mi racconta
nuvole, sole, carezze, vita, suoni,
racchiusi in un pensiero inaspettato.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Maledico

    Maledico
    il rumore assordante
    della guerra,
    il dolore lacerante
    della morte.
    Maledico
    il grido disperato di una madre,
    quel grido per un nome
    che non c'e più.

    Maledico il "forse" privo di certezze,
    il farò che lascia tutto in sospeso.

    Maledico le cose lasciate a metà,
    i momenti che non mi saranno concessi.

    Maledico la morte, benedico la vita;
    i momenti vissuti,
    le cose viste e che vedrò

    Benedico i miei figli
    e tutte le emozioni
    che la vita generosamente
    mi ha regalato.
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      Scritta da: Cleonice Parisi

      Arroccato nel Cuore

      Arroccato nel cuore,
      alte e solide mura avrà innalzato la tua paura
      attorno a quelle che crederai
      le tue certezze;

      Fermerai il graffiare dell'insensato vento
      ma il tuo invalicabile scudo
      limiterà anche i semi nuovi;

      Il vento troverà muro
      il muro combatterà vento
      e il tuo cuore resterà nel suo tormento
      a ribollir nelle acque stagnanti
      dove solo il riconsiderare antiche conquiste
      farà vibrar in superficie le acque
      ma non ne scuoterà i torbidi abissi;

      Riconsidererai
      alla luce della tua fioca candela
      e nella penombra della tua comprensione
      non scorgerai il cielo acceso
      al di là del tuo muro,
      che busserà con mani di vento
      alla tua porta chiusa.

      Riconsidererai,
      sempre e solo bevendo dalle tue torbide acque;

      Abbatta le mura l'arroccato nel cuore
      e faccia transumar i venti
      dal fuori al dentro
      e dal dentro al fuori.

      Sacra è l'icona dipinta dalla sua mano
      ma se occhio non coglie l'arcobaleno
      da quali colori avrà allora attinto le sue tinte.

      Abbatta le mura l'arroccato nel cuore
      e respiri il vento del vivere
      il suo graffio spinoso
      altro non è che il guanto
      della carezzevole comprensione.
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        Scritta da: Cleonice Parisi

        Tu che di cuore sei fatto

        Conterai le aurore,
        tu che di cuore sei fatto,
        e nelle notti senza luna
        alla fiamma dei ricordi
        accenderai il camino del cuore
        per riscaldarne le fredde pareti.

        Canterai al vento
        tu che di cuore sei fatto,
        e quando il buio colmerà la bocca di ogni tuo dire
        del cuore ascolterai
        il canto che non abbandona;

        Spiegherai ali nei sogni
        tu che di cuore sei fatto,
        e quanto il cielo lancerà spade
        tu non accetterai sfida
        e nella culla dei sogni
        riparerai la speranza
        del tuo cuore.

        Conterai aurore,
        Canterai nel vento,
        Spiegherai ali,
        tu che di cuore sei fatto.
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          Il fiume

          Tornano le notti angosciate
          dove gli occhi si aprono al conforto dell'infinito,
          e quel tuo sorriso dolcissimo
          sembra il crudele cielo dove naufragano disperate rondini.

          Torna il silenzio sul cuore
          e immagino la tua voce sussurrare il mio nome
          immagino le nostre mani cercarsi...
          Torna il silenzio sui sogni.

          Tornano le immagini del bambino,
          del ruscello trasparente che iniziava la corsa della vita
          fresco e delicato, timido fra l'erba e i fiori,
          puro di miserie che l'umanità non gli farà mancare.

          Torrente allegro e brillante si muove tra le rocce
          cercando la via per il suo destino
          ora fragoroso e tumultuoso in argento e arcobaleni
          ora opaco e misterioso a difendere l'anima.

          Poi fiume lento e silenzioso
          a scavare penosamente la pianura
          a disegnare anse e curve verso il suo fine.
          Verso il mare.

          Sconfinato e profumato
          come lo sguardo che ho cercato in te
          L'alba e il tramonto sullo stesso orizzonte
          nello stesso momento ai confini opposti del mare

          E il mio cuore mi sprona, mi umilia e mi incita
          a scavare ancora questa pianura,
          ansa dopo ansa, pregandomi di piegare ancora,
          a curvare un'altra volta, e un'altra volta ancora.

          Trepidante e impaziente
          come un bimbo in viaggio
          che dietro ogni curva si aspetta la terra aprirsi e scomparire,
          e, come per magia, improvvisamente, apparirgli il mare.

          Ma dopo ogni curva è una nuova delusione
          davanti agli occhi aride pietraie da scavare
          Il corpo e l'anima aggrediscono la roccia
          ma fragile è l'intimo sentimento del cuore

          E mi trascina con sé
          in questa pietà che non trova amore

          Come fiume che sa
          non troverà il mare.
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            Corpo presente

            È tesa la mia mente e si sfilaccia in tante figure moribonde,
            infagottati sonnambuli... e poi... una sola figura, un corpo che precipita.
            Io non voglio morire, ma non ci vedo, non ci vedo più!
            Sono i massi imponenti di terra i filamenti elettrici della paura:
            la corrente della paura.
            In questo dirupo non distinguo, non riesco a vedere, non ce la faccio!
            Spingo con tutte le mie forze questi massi enormi di terra
            che si allontanano e tornano, tornano indietro.
            Non arriva in soccorso nessuno... Dio... non viene nessuno!
            Papà lo so che sei li, dammi la tua enorme mano antica, fammi alzare!
            Il solco si apre, apre la bocca in cui mi trovo ma l'acqua è così pulita,
            è l'acqua del brindisi del tuo addio in calici bianchi!
            Ricordi papà era parecchio tempo fa,
            dammi la tua mano, io non voglio morire!
            Gettami il giglio, il bulbo del giglio, la radice della terra,
            ma io non voglio morire!
            Ecco i massi enormi tornano, tornano quei mucchi di terra padre,
            guarda come tornano a rinchiudersi nell'anomalo spazio buio,
            ed io non voglio morire!
            Sogno e sono nuda, sogno e non ho più il peso!
            Pesano i massi enormi, pesa l'acqua, il cielo è marmo... pesa!
            Chiudi la porta padre, riposa in pace... in pace.
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