in Poesie (Poesie d'Autore)
Vertigini o contemplazione di qualcosa che finisce
Questo lillà perde i fiori.
Da sé medesimo cade
e cela la sua antica ombra.
Morirò di cose come questa.
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Questo lillà perde i fiori.
Da sé medesimo cade
e cela la sua antica ombra.
Morirò di cose come questa.
Tra le righe un pensiero sconosciuto
scorre lungo i versi del mio canto,
memore del profondo senso nuovo
di parole antiche già sentite.
Tra le dita carezze smemorate
tornano a dare vita ad un ricordo,
ripercorrendo gesti del passato
e tracciando percorsi amati e noti.
Tra le nuvole il sole un po' velato
sbiadisce su un giardino ormai fiorito,
mentre i suoni del mondo allucinato
rompono l'armonia di quel momento.
Tra le righe scopro il significato
del tempo mio che passa e mi racconta
nuvole, sole, carezze, vita, suoni,
racchiusi in un pensiero inaspettato.
Maledico
il rumore assordante
della guerra,
il dolore lacerante
della morte.
Maledico
il grido disperato di una madre,
quel grido per un nome
che non c'e più.
Maledico il "forse" privo di certezze,
il farò che lascia tutto in sospeso.
Maledico le cose lasciate a metà,
i momenti che non mi saranno concessi.
Maledico la morte, benedico la vita;
i momenti vissuti,
le cose viste e che vedrò
Benedico i miei figli
e tutte le emozioni
che la vita generosamente
mi ha regalato.
Coglierò il tuo amore
amore mio
se mi amerai
senza chiedermi di amarti
così non serviranno le
parole per farti sapere
quando vorrò osservare
le stelle o perdermi in melodie
e ti amerò senza domande
poiché già sò di te
e tu già sai di me
e il nostro amore coprirà
lo spazio e il tempo
dell'esistenza.
Arroccato nel cuore,
alte e solide mura avrà innalzato la tua paura
attorno a quelle che crederai
le tue certezze;
Fermerai il graffiare dell'insensato vento
ma il tuo invalicabile scudo
limiterà anche i semi nuovi;
Il vento troverà muro
il muro combatterà vento
e il tuo cuore resterà nel suo tormento
a ribollir nelle acque stagnanti
dove solo il riconsiderare antiche conquiste
farà vibrar in superficie le acque
ma non ne scuoterà i torbidi abissi;
Riconsidererai
alla luce della tua fioca candela
e nella penombra della tua comprensione
non scorgerai il cielo acceso
al di là del tuo muro,
che busserà con mani di vento
alla tua porta chiusa.
Riconsidererai,
sempre e solo bevendo dalle tue torbide acque;
Abbatta le mura l'arroccato nel cuore
e faccia transumar i venti
dal fuori al dentro
e dal dentro al fuori.
Sacra è l'icona dipinta dalla sua mano
ma se occhio non coglie l'arcobaleno
da quali colori avrà allora attinto le sue tinte.
Abbatta le mura l'arroccato nel cuore
e respiri il vento del vivere
il suo graffio spinoso
altro non è che il guanto
della carezzevole comprensione.
Sfiorami appena sveglia
con il tuo respiro
il tuo odore
il tuo umore
Sfiorami con i tuoi pensieri
con le tue parole
i tuoi desideri
Sfiorami con i tuoi gesti
con le tue mani
il tuo cuore
Sfiorami nel mio mondo
con amore
dove tutto è profondo!
Conterai le aurore,
tu che di cuore sei fatto,
e nelle notti senza luna
alla fiamma dei ricordi
accenderai il camino del cuore
per riscaldarne le fredde pareti.
Canterai al vento
tu che di cuore sei fatto,
e quando il buio colmerà la bocca di ogni tuo dire
del cuore ascolterai
il canto che non abbandona;
Spiegherai ali nei sogni
tu che di cuore sei fatto,
e quanto il cielo lancerà spade
tu non accetterai sfida
e nella culla dei sogni
riparerai la speranza
del tuo cuore.
Conterai aurore,
Canterai nel vento,
Spiegherai ali,
tu che di cuore sei fatto.
Tornano le notti angosciate
dove gli occhi si aprono al conforto dell'infinito,
e quel tuo sorriso dolcissimo
sembra il crudele cielo dove naufragano disperate rondini.
Torna il silenzio sul cuore
e immagino la tua voce sussurrare il mio nome
immagino le nostre mani cercarsi...
Torna il silenzio sui sogni.
Tornano le immagini del bambino,
del ruscello trasparente che iniziava la corsa della vita
fresco e delicato, timido fra l'erba e i fiori,
puro di miserie che l'umanità non gli farà mancare.
Torrente allegro e brillante si muove tra le rocce
cercando la via per il suo destino
ora fragoroso e tumultuoso in argento e arcobaleni
ora opaco e misterioso a difendere l'anima.
Poi fiume lento e silenzioso
a scavare penosamente la pianura
a disegnare anse e curve verso il suo fine.
Verso il mare.
Sconfinato e profumato
come lo sguardo che ho cercato in te
L'alba e il tramonto sullo stesso orizzonte
nello stesso momento ai confini opposti del mare
E il mio cuore mi sprona, mi umilia e mi incita
a scavare ancora questa pianura,
ansa dopo ansa, pregandomi di piegare ancora,
a curvare un'altra volta, e un'altra volta ancora.
Trepidante e impaziente
come un bimbo in viaggio
che dietro ogni curva si aspetta la terra aprirsi e scomparire,
e, come per magia, improvvisamente, apparirgli il mare.
Ma dopo ogni curva è una nuova delusione
davanti agli occhi aride pietraie da scavare
Il corpo e l'anima aggrediscono la roccia
ma fragile è l'intimo sentimento del cuore
E mi trascina con sé
in questa pietà che non trova amore
Come fiume che sa
non troverà il mare.
Lei si spoglia nel paradiso
della sua memoria
Lei non conosce il destino feroce
delle sue visioni
Lei ha paura di non sapere nominare
ciò che non esiste.
È tesa la mia mente e si sfilaccia in tante figure moribonde,
infagottati sonnambuli... e poi... una sola figura, un corpo che precipita.
Io non voglio morire, ma non ci vedo, non ci vedo più!
Sono i massi imponenti di terra i filamenti elettrici della paura:
la corrente della paura.
In questo dirupo non distinguo, non riesco a vedere, non ce la faccio!
Spingo con tutte le mie forze questi massi enormi di terra
che si allontanano e tornano, tornano indietro.
Non arriva in soccorso nessuno... Dio... non viene nessuno!
Papà lo so che sei li, dammi la tua enorme mano antica, fammi alzare!
Il solco si apre, apre la bocca in cui mi trovo ma l'acqua è così pulita,
è l'acqua del brindisi del tuo addio in calici bianchi!
Ricordi papà era parecchio tempo fa,
dammi la tua mano, io non voglio morire!
Gettami il giglio, il bulbo del giglio, la radice della terra,
ma io non voglio morire!
Ecco i massi enormi tornano, tornano quei mucchi di terra padre,
guarda come tornano a rinchiudersi nell'anomalo spazio buio,
ed io non voglio morire!
Sogno e sono nuda, sogno e non ho più il peso!
Pesano i massi enormi, pesa l'acqua, il cielo è marmo... pesa!
Chiudi la porta padre, riposa in pace... in pace.