Scritta da: Tiziana Monari

Le viole di Stazzema

È piegato al libeccio
sul sagrato
il ciondolo con la croce
in un voluttuoso abbraccio con il cielo
una madre sta come seduta
l'odore salmastro nei capelli
un capezzolo affiorante nel vestito
un padre è immobile sotto la torre campanaria
il cappello obliquo dimenticato sulla cuspide
tre paia d'occhi muti franano allo stupore della morte
l'iride dipinta alle beccate dei rapaci
nell'ombra del crepuscolo autunnale

impreca in un bizzarro grido
le fauci spalancate
oggi Stazzema
i rebbi dei sogni capovolti
consegnata a demoni di mare
persa in una spiga di tempesta
le ciglia inclinate al postumo
la bocca sanguinante
baratta la notte al vago
a un volo di viole e calabroni.

Vorrebbe la calma stanca della sera
la noia di bonaccia
e invece è scalza
a cauterizzare angosce
rassegnata a una magra sorte di paese
a un orrore troppo grande
alla fragilità della vita umana

respira
polvere di brina
l'anima stremata sui muri di ponente
abbandonata stanca
a una cesura candida di luna.

Luna nera.
Composta sabato 28 novembre 2009
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Tiziana Monari

    Canzone per Gino

    Se sogno di un uomo
    io penso a mio padre
    pescatore di stelle e lampare
    in mattini con l'oro alla bocca
    a dare la carta vetrata
    nella sua bottega di resina e legno
    nei suoi ossimori di neve
    con tardive bambole lunghe
    in un lamento d'ottobre
    in un arcano buio di pensieri

    se penso ad un uomo
    parlo a mio padre
    con la sua falce a mietere il grano
    nelle crepe dorate dei campi
    all'imbrunire del giorno
    i sandali ai piedi
    le Marlboro che si consumavano piano
    troppe donne ad aspettarlo alla sera
    troppi balli sotto i ciliegi d'agosto.

    Ora mi sorride da una cornice in cristallo
    allontanato dagli anni
    in un giardino ad innestare talee
    capitano di un vascello di vetro
    le lancette dell'orologio spuntato
    il suo Longines dal cinturino marrone

    ha la cravatta allentata
    capovolto in un canto di naufraghi
    un ricciolo d'oro disperso nel vento
    la Prinz azzurra alle spalle
    abbracciato ad un Dio controvoglia

    il cappello sghembo alla sera
    in un presente imperfetto
    che è solo passato

    in una veglia ormai dipinta di rosso.
    Composta domenica 8 novembre 2009
    Vota la poesia: Commenta