Uno di quei giorni...
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...i papà, si facevano trovare a braccia aperte. Io trovavo sempre la mia mamma, con il volto sconvolto, gli occhi stanchi dal troppo lavoro, o magari dal troppo dolore, mi prendeva per mano e mi portava via con lei. Credo mia mamma abbia sempre sofferto, lei vedeva quello che c'era dentro i miei occhi, spenti, tristi, sempre lucidi. Le lacrime mi facevano compagnia durante le mie giornate, non c'era un giorno che non piangevo. Ero una bambina troppo emotiva, adesso, beh adesso, sono una ragazza troppo emotiva. Sto male, piango, perché piangere è il mio unico punto di sfogo. A volte grido, ma poi mi viene il mal di testa, quindi preferisco piangere. Sì. Piangere fino a sfinire. Piangere fino a restare senza respiro. Tra l'altro ho sempre avuto delle pessime esperienze, ho sempre avuto un no dalla vita. Sempre porte chiuse in faccia, e mai un portone che si aprisse da solo. Era facile vedersi chiudere una porta in faccia, ma poi era difficile spingere un portone che pareva non volere aprirsi mai. Tutto così difficile, tutto al contrario di come avevo immaginato.
Adesso mi sporgo dalla finestra e non vedo altro che luci nelle case, dalle quali intravedo l'ombra di due persone, abbracciate, insieme, unite. Solo io mi vedo sola. Solo io sono una.
Composto venerdì 24 settembre 2010
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