2a Parte. Sigilfredo. Il vero infame
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...Entrai in quella stanzetta blu.
Tubi ovunque.
Mi parlò con quegli occhi vivi e cangianti, "Pino, figlio mio...
Ora tocca a te, piccolo uomo, ce la farai?"
Mi parlò d'amore e dubbio, gli tolsi ogni dubbio.
Mi dissero che gli occhi aperti era una "contrazione", che non poteva capire, il coma faceva "profondo" di cognome.
Avrei voluto dissipare dubbi a primari e dottori.
Non avevo né tempo né voglia.
Non vidi mai più gli occhi aperti.
Volò via sei giorni dopo, dandomi la mano.
Della settimana successiva al suo volo, non ho praticamente memoria.
Conferma che la vita dura un istante.
L'attimo del presente.
Il vissuto muore non lasciando neanche il ricordo.
Quel presente mi elesse "uomo" che a quegli occhi "doveva" rispetto per quella donna, donna e madre.
Madre, che si trovava nell'indigenza materiale d'un mutuo da pagare.
Donna, ancor più nel dramma dei sentimenti, l'unico uomo che vide senza mutande era morto.
Da un mese papà se n'era andato.
Io sapevo che scherzava.
Lo vedevo tutte le notti in corridoio.
Mia madre stava vivendo qualche giorno, relativamente sereno.
Era venuto a farle visita un vecchio cugino.
Sigilfredo Colonna.
Composto sabato 2 aprile 2011
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