Giulia (La figlia di nessuno)
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...senza il loro naturale oggetto e la vita appare ogni giorno senza appoggio e senza sicurezza, poiché sarà priva di quegli esseri che rendono l'amore e l'affetto che hanno ricevuto. Donna Matilde, così era chiamata, nella sua dolorosa solitudine, però, non si arrese e decise di adottare un figlio di quella grande e sfortunata famiglia, che è l'infanzia abbandonata.
Infatti, molte famiglie non hanno il calore di un bimbo, ma anche molti bimbi non hanno il calore della famiglia. Questa maternità, però, forse più dell'altra, per donna Matilde fu fonte di tanti dolori.
Tutto è bello o così appare alla luce della fantasia, ma quando la vita è vissuta nella sua cruda realtà, allora tutto è ben diverso: la speranza è un inganno e i ricordi sono amarezze.
La vita è il dramma di ogni essere vivente, che recita la sua parte finché davanti a sé il sipario non si chiude.
Viveva nella stessa casa di donna Matilde una domestica, Angelina, che sempre l'accudiva, essendo le sue forze poco valide.
Un giorno la signora espresse il suo cruccio e il suo desiderio a quella donna. "Siediti, Angelina!" Le disse: "Attenderai poi ai tuoi lavori. Siediti!
Ora voglio parlare con te. Una domestica è una lavoratrice un po' diversa rispetto agli altri lavoratori, tu sei retribuita per il lavoro che svolgi, però tu vivi qui e sai quali sono i miei affanni e i miei desideri...
dal libro "Accenti d'amore e di sdegno" di Gino Ragusa Di Romano
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