Nino
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Nino, figlio di Turiddu e di Stella, abitava in campagna con i suoi genitori e con i suoi fratelli. Tutti lavoravano un appezzamento di terreno di proprietà di un tale, chiamato don Totò.
Nino aveva sei anni ed, oltre a lavorare, andava a scuola, in una scuola rurale, che raggiungeva a piedi ogni mattina, attraversando campi seminati e percorrendo viottoli interpoderali limacciosi.
In una vecchia casa di campagna, adibita a scuola, con vecchi banchi molto malandati, dove la luce entrava solo da una finestra, ogni giorno perveniva con mezzi di fortuna una povera maestra con il suo scaldino, attesa con piacere dai suoi pochi alunni.
Tra i suoi compagni Nino era il più indigente, ma il suo corpo appariva pulito ed ordinato come i vecchi indumenti che indossava ben rattoppati; anche le scarpe, a suo malgrado sporche, mostravano una sommaria pulitura.
Nino non aveva libri né quaderni, perché la sua famiglia molto povera e numerosa disponeva solo di quel poco per sostentarsi quotidianamente. Nino non poteva scrivere né leggere; solo ascoltava le lezioni, adoperandosi sempre ad imparare.
Un giorno, Nino, cresciuto di due anni, dopo l'abbacchiatura delle mandorle, sapendo che non tutte venivano raccolte e qualcuna veniva lasciata a terra ... [segue »]
Composto giovedì 30 novembre 2000
dal libro "Accenti d'amore e di sdegno" di Gino Ragusa Di Romano
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