Italicum acetum, anno domini 1400 paene 1500
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"Sire, non voglio assolutamente contraddire il suo pensiero, ma deve assolutamente comprendere che il suo popolo ha fame, il cibo scarseggia e se gli chiedete anche due scudi di denaro in più da pagare potremmo andare incontro ad una ribellione civile."
"Comprendo, comprendo, mio caro e fedelissimo Teo di Florence, ma devi sapere che non c'è nulla da temere, il popolo italico non è rivoluzionario e stai pur sereno, i granai sono colmi e a tempo debito, porterò loro la razione che meritano, ma prima devono perire un po' di sano digiuno. Si lamentano continuamente, ma ho saputo dall'esattore che la gran parte di loro, con in bocca il nome crisi, frequentano e riempiono le osterie in ogni giorno della settimana, bevono, mangiano e deridono il loro Sovrano!"
"Mio Sire, comprendo in pieno il suo disappunto, ma il popolo è giullare ed è normale che dopo una giornata di duro lavoro gradisca ritrovarsi in comitiva per condividere i sapori di bacco."
"Si ma loro esagerano! E poi tu da che parte stai!?"
"Dalla sua ovviamente, ma, considerando che in un futuro potrei essere io il suo successore ed erede al trono, non vorrei mai trovarmi a fronteggiare con masse di contadini inferociti ... [segue »]
Composto domenica 20 aprile 2014
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