Cielo amaranto
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...azzurri che svolazzava gioconda riempiendosi d'aria ricordava un palloncino colorato sulle sue gambe lunghe, slanciate, feline. Il fresco della prima mattina le sfiorava i capezzoli che, come pesche acerbe, spuntavano appena accennati sotto il tessuto sottile della camicetta a righe. Le piaceva stare lì, da sola in mezzo al nulla di un prato fiorito a primavera.
D'improvviso si fermò, l'immagine sfocata di un uomo la irrigidì. Se ne stava appoggiato ad un castagno al di là della piccola radura. Si sentiva osservata, derubata della sua intimità, quando hai 13 anni ogni momento in solitudine è intimità, è connessione, è erotismo. Lei si avvicinò. L'uomo non si mosse. Rimase immobile con le gambe ben piantate per terra, le mani in tasca e lo sguardo scuro fisso su di lei. Un piccolo albero tra alberi enormi.
Marine lo guardò a lungo cercando di interpretare le sue intenzioni ma l'uomo rimase impassibile, mimetizzato nell'ombra, le vennero in mente i ragni che aveva visto al documentario in tv, rimangono immobili nella loro tela in attesa di una mosca o di una sfortunata farfalla. Era lei quella farfalla?
Lo guardò più a fondo, scavando nei dettagli di quel volto sconosciuto. Aveva labbra sottili, la barba incolta,... [segue »]
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