Era il suo modo di guardarmi, di naufragare dentro i miei occhi, in bilico tra un per sempre e un mai più, quell'eterno conflitto che la portava a danzare sull'orlo di un dirupo, quel mandarmi via sbirciando con la coda dell'animo sperando che restassi, quella sua fiera fragilità, quel suo donare il proprio futuro come promessa d'eternità, e poi quel suo sorriso, quel sorriso capace di ammansire un temporale d'agosto, di rendere unico ogni sasso, albero e porzione d'aria irradiasse, quel suo saper rendere superfluo l'essenziale ed invisibile il visibile, dinanzi a lei ero senza davvero difese, e anche se le avessi avute le avrei donate al tempo come pegno del mio amore.
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