In qualche modo ne usciremo da questi giorni gettati alla rinfusa, senza un ordine logico apparente. Giorni passati a tentare di ricostruirci, unendo le nostre solitudini, ripercorrendo perfino gli stessi errori che ci hanno visti lontani, pur di non perderci del tutto. Eppure siamo come una scadenza che non si può rinviare, col retrogusto amaro della fine, che non si può più evitare. E tra carezze e baci rubati, non lo chiediamo mai che cosa siamo adesso, cosa ci spinge a ballare quella stessa danza pur senza il conforto della musica. Quella musica cessata anni fa, di cui nessuno dei due ha mai sentito veramente la mancanza. Eppure anche oggi eravamo qui, ad illuderci che, stando insieme, avremmo potuto amare di più. Ad illuderci che quel senso di vuoto lo si potesse riempire con una vecchia abitudine. Ad illuderci che, per tornare ad amare, bastasse riciclare un sentimento ormai offuscato dal tempo. Non si può riempire un vuoto col ricordo di ciò che eravamo. Non si può amare qualcuno nel ricordo di ciò che credevamo e speravamo fosse molto tempo fa.
Composto domenica 19 maggio 2013
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