Sono la somma di tutte le separazioni meno la volta in cui mi sono mandata via da sola. Chiusa come una scatola di ossa e carne, dai capelli agli alluci. Sono una piccola stanza. Le mie solitudini, come donne nude dalle espressioni disabitate, abbandonate su freddi pavimenti con le orecchie protese ad udire accenni immaginati di passi, come l'animale che avverte il tuono della tempesta e l'inquietudine di vulcani ancora assopiti. Ho mille notti dentro dai denti aguzzi e pelle cosparsa di inesistenti carezze parole fantasma attutite dai silenzi incombenti di mancanze presenti. Ho un regno di personaggi immaginari che tengono compagnia a deliri e psicosi ed io, sovrana, di un tibet d'anima. Parole atone dai versi distorti e fili d'emozioni in vena che fanno coagulo dentro a celle gelide che ibernano sensazioni. Aspetterò domani per mancarmi, come ieri ho atteso l'oggi. Oscillerò tra il sempre ed il mai e sentirò in petto tutti i cuori del mondo meno che il mio.
Svanite figure oltre le troppe assenze.
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