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Un giorno ho capito di amarti. Era una domenica di gennaio, lo ricordo bene. Mi sono svegliato con la radio accesa, alla solita ora. Lo speaker gracchiava di un tamponamento a catena in autostrada e almeno una decina di veicoli finiti uno addosso all'altro, qualche ferito ma nessuno particolarmente grave. Sono rimasto a fissare il lampadario illuminato da un filo di sole che entrava dalle persiane socchiuse. In quel momento ti ho sentito. Cullato dal sottofondo di una voce annoiata che commentava le notizie del giorno ho percepito la tua presenza. Ho capito che c'eri, all'improvviso eri entrata in un letto vuoto e caldo, abitavi in me. Violentemente, senza chiedere permesso, nemmeno un piccolo avvertimento. Al momento ho cercato di toglierti dalla testa e cacciare velocemente la tua immagine dai miei occhi ma tu c'eri. C'eri e facevi male come una scheggia di legno in un dito, come una vecchia cicatrice che senti tirare quando cambia il tempo. C'eri e pulsavi nei miei polmoni al ritmo del mio respiro affannato. Ho capito di amarti e di avere bisogno di te. Io grande e grosso, cinico e bastardo, idealista del nulla e poeta di cazzate sublimi. Io come una scatola vuota ... [segue »]
dal libro "Il passo del gambero" di Guido Mazzolini
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