Forse, dopo tutto, ho vissuto senza saperlo (...) Non val più la pena di fare il processo alle parole. Non sono più vuote di ciò che veicolano (...) Com'è falso tutto questo. Non ho mai incontrato un mio simile. Adesso vi dirò la cosa più importante. Ricominciavo. Ma, a poco a poco, con un'altra intenzione. Non più quella di riuscire, ma quella di fallire. C'è una piccola differenza. Ciò a cui volevo pervenire, con l'elevarmi dapprima fuori dal mio buco, e poi nella luce sferzante verso inaccessibili nutrimenti, era alle estasi della vertigine, dell'abbandono, della caduta, dell'inabissamento, del ritorno alla tenebra, al nulla, alla serietà, alla casa, a colui che m'aspettava sempre, che aveva bisogno di me e del quale io avevo bisogno, che mi avrebbe preso tra le braccia e m'avrebbe detto di non andare più via, mi avrebbe ceduto il suo posto e avrebbe vegliato su di me, che soffriva ogni volta che lo abbandonavo, che ho fatto soffrire molto e poco ho fatto felice, e che non ho mai visto. Ecco che comincio a esaltarmi.
dal libro "Malone muore" di Samuel Beckett
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