Non credo alle sporadicità, non sono fatalista e non mi lascio influenzare dalle coincidenze; non ero brava in matematica, i quadretti, costrittivi ed asfissianti, non perdonano, i righi neppure, ma vuoi mettere lo scorrere fluido di una bella bic nuova di zecca, rigorosamente nera che fa un fruscio distensivo sul foglio liscio? Facevo un gioco, se così può essere definito. Palmo sinistro a tenere saldo il quaderno, orecchio appoggiato sopra e seguire, con la visione distorta data dall'inclinazione eccessiva della testa, la creazione dell'inchiostro formare le mie parole; era come se mi nascessero dagli occhi, fuoriuscendomi in lacrima nera, a ghirigori.
Tutto questo per tornare alla premessa. Non sono mai stata brava in matematica, ma due più due lo so fare, se inerente ai comportamenti gratuiti delle persone che avvertono l'impellente bisogno di attestare il proprio inesistente spessore cerebrale, dato dalla disistima che nutrono per loro stesse e da uno sciocco sentimento di competizione negativa che innescano come meccanismo difensivo a scapito di chi non se li fila, ma manco per niente. È così che ridere e rodere diventano punti antitetici della stessa coppia polare.
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