Scritto da: L'auretta XXX
Riattraversammo il Viale Gabriel, affollato dal passeggio. Feci sedere la nonna su una panchina e andai a cercare un fiacre. Lei, dal cui punto di vista io mi ero sempre situato per giudicare anche la persona più insignificante, mi stava ora davanti chiusa e lontana, era diventata una parte del mondo esterno; e io mi trovavo obbligato a tacerle quello che pensavo del suo stato, la mia inquietudine, più di quel che avrei fatto coi primo che passava: non avrei potuto parlargliene con maggior sincerità che con un estraneo. Essa mi aveva ora restituito i pensieri, i dolori che, dalla mia infanzia, le avevo confidati per sempre. Non era morta ancora; ma io ero già solo.

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