La promessa
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...capo. Stranamente all'interno non c'è nessuno, sono la prima passeggera. Osservo meglio l'autista ma anche in lui non riconosco lo stesso di ogni mattina: guardo quel volto che mi incute un po' di inquietudine, quei tratti severi ma allo stesso tempo evanescenti sono familiari ma anche estranei. Sembra distratto e perso in chissà quali pensieri: "ci sarà da fidarsi?". L'autobus parte e devo ricredermi: la guida è tranquilla, lenta ma allo stesso tempo il mezzo sembra scivolare via come su un nastro trasportatore; niente scossoni, frenate brusche, curve affrontate in modo frettoloso come spesso è solito fare durante il breve tragitto. Un viaggio dolce, tanto è che mi assopisco. Mi risveglio accorgendomi che sono ferma, il dondolio si è arrestato. Sono arrivata, saluto l'amico guidatore con la sua espressione vacua e il suo insolito silenzio, e scendo. Il lavoro mi impegna moltissimo e a fine giornata sono stanchissima. Aspetto l'autobus del ritorno e intanto ripercorro con la mente il viaggio di andata, ma ricordo poco. Salgo sul pullman e vedo visi tristi e cupi, non c'è la solita allegria di chi ha finalmente finito una dura giornata lavorativa e si appresta a tornare a casa propria al meritato riposo. Il ... [segue »]
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