Angela

Angela si riscosse dal suo vagabondare in mondi e fantasie note solo a se stessa. Il luogo dove ogni anno andava in vacanza con la famiglia le era rimasto nel cuore, ne avvertiva stranamente i battiti: la sua casa sulle montagne, nell'Appennino Toscano. L'Abetone era il posto dove ogni tanto tornava, a ricordare quando i polmoni le si riempivano di ossigeno e gioia; l'odore di pini ed abeti si mescolava al profumo della felicità. Le piaceva perdersi con lo sguardo oltre le verdi vallate, assaporare le fresche mattine d'estate, passeggiare nei boschi di faggi e castagni diventando parte della natura. Amava l'intimità di gelidi pomeriggi d'inverno, quando la neve candida oltre la finestra danzava, lenta e lieve, e tutto copriva. In casa sua c'era un camino che nelle sere invernali mandava un lieto tepore, la sua luce rossastra, il legno che ardeva, l'acre odore del fumo, profumi e sensazioni ancora vivi in lei.
La ragazza distolse lo sguardo dalla casa dei suoi ricordi, gli occhi affogarono nel pianto, camminò lungo la via che da anni percorreva, velocemente trasformò il lento incedere in una corsa, dalla fronte, un rivolo le imbrattò la mano, vischioso: strano che le succedesse ancora, era trascorso forse un secolo; sapeva che era arrivato il 2000, un futuro divenuto presente ormai. Per Angela il tempo si era fermato quando, un mattino, sciando, aveva abbandonato la pista sicura per affrontare una discesa pericolosa, quando il coraggio aveva preso il posto della paura e la sicurezza le era stata fatale.
La ragazza oltrepassò un cancello, fra croci e cipressi, ad una lapide si arrestò, un fumo l'avvolse e di esso divenne parte, penetrando nel freddo marmo, si dissolse.

Dora Pergolizzi

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