Il mio cuore ha epoche storiche e vento tra le stagioni.
Si ammanta di correnti letterarie e filosofie di pensiero districandosi tra pagine ingiallite di storie inventate, al limite del surreale.
Zampilla tra i getti di sassi formandosi dita a seguire i cerchi nell'acqua e gracida negli stagni, facendo eco distorta alle ninfee nell'alitare sul pelo d'acqua.
Goffo.
Bizzarro.
Trasuda di palpiti che vengono meno come i passi di uno zoppo che arranca in salita.
Precipita nelle discese.
In caduta libera verso i fondali, passando per le gradazioni di colore, dal turchese all'ottanio, e in mezzo, dal cristallino al cupo e, trasparente, tende ad opacizzarsi sui sussulti, poi, un balzo sul tumulto.
Sosta.
A sud del petto quando incontra la mano sul seno.
Tergiversa ad oriente e si leva il sole sul respiro ed il cielo si tinge di fiato e solfeggio tra la nebbia mattutina che sembra mare, rada e bassa.
Di domenica mattina, vorrei mi dormissi accanto per descrivertelo meglio.
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