Vecchio
C'era un vecchio al mio fianco, in libreria.
Me ne accorsi perché mi chiese scusa quando si sedette accanto, altrimenti non l'avrei notato. Silenzioso. Discreto.
Ma mal vestito, trasandato: vecchio nell'aspetto e anziano nei modi.
Leggeva ricordo, leggeva senza poter comprare il libro. Accarezzò la copertina e lo aprì ad una pagina nel mezzo. Chissà da quanto questi appuntamenti clandestini andavano avanti.
C'era un vecchio nella libreria del centro oggi, leggeva, silenzioso.
Teneva il libro lontano, come avesse un problema agli occhi.
Il libro parlava di come il successo dipenda solo da noi, di quanto ne siamo artefici.
Volevo strapparglielo dalle mani, non so perché, avevo la sensazione si facesse del male.
Mi girai ad un certo punto e stava dormendo, come un nonno sulla sua poltrona.
Solo che era una libreria pubblica, in centro, sotto la luce e gli occhi della gente che passava e si girava.
Ma lui cercava conforto, un conforto muto da pagine che non lo avrebbero giudicato quanto gli sguardi, sempre silenziosi ma eloquenti, dei passanti.
Forse l'aveva trovato, dato che tra quelle pagine aveva riposto il suo sonno, che in quei consigli si era abbandonato.
Un Babbo Natale senza regali né vestito rosso, sembrava.
Solo. Disperatamente solo.
Tra i libri.
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