L'albero
Sta lì fisso con le sue radici sepolte dal tempo.
Con un fruscìo respinge le spinte del vento chiudendosi nel silenzio inumidito di nebbia.
Proietta la sua chioma solitaria nel cielo, bloccato dal freddo, e libera le foglie, in attesa di un arrivo.
Conta il tempo segnando cerchi nel tronco, contorto dalla paura di un destino troppo a lungo solitario; un destino fissato in un filare isolato e cambiato un giorno dall'abbraccio di un bambino.
Segna con il cambio delle foglie le stagioni trascorse in attesa del suo ritorno e scava il desiderio nello spessore dei suoi nodi induriti dal tempo dell'attesa.
Attesa interrotta un'estate dal ritorno del bambino ormai adulto che, con un abbraccio, profuma il ricordo della sua fanciullezza, lasciata quel giorno in questo luogo, adombrato da una verde chioma.
Un abbraccio, unione di due destini diversi: il destino dell'uomo che rompe radici per rincorrere le brevi stagioni della vita e il destino dell'albero che invece le affonda per resistere al perenne susseguirsi delle stesse.
Un abbraccio slegato nuovamente dal futuro e che tiene l'albero ancora lì fisso, con il vento a sfaldare la corteccia depositatasi sul ricordo, per aspettare quel bambino che ritornerà un inverno ormai vecchio, e così ricordargli le stagioni, per loro passate.
Composto domenica 24 gennaio 2016
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