La morte
Lattea è la via che copre il cielo e specchia l'Ade a est del mondo.
Lì, dove il colle precipita sulla selva e il vento alza la foschia appena la luce si attenua e il tramonto avanza.
Ancora un frastuono di versi e rumori confusi raccontano di fauna e di dolci voli di gabbiani che solo di venerdì dopo la pentecoste appaiono con pesce in bocca chiedendo all'anime di seguirle mostrando il vivo muoversi delle bestiole.
L'invito è un inganno!
L'addio un rito antico.
Dentro l'oscuro colle fin sulla macchia che la selva cela,
dileguarsi osa furtiva fu ciò che parermi arpìa quando l'oscurità non riservò il suo muso.
Di fatto, non vidi l'aspetto che pare esser sì, bello e laconico a tratti
ma con la morsa larga delle serpi che tutto ingoiano tra le fauci svelte.
Bella e immortale ma strega, apre la bocca e poi sbrana.
Risparmiato mi fu l'inganno per la distanza consegnata all'occhio suo.
Sfregiata fu la sola guancia con il sibilo acuto.
L'oscurità nei miei pensieri si fece vivo urlare lontano e risa felici. Sguaiate!
Dicono di lei che vedova dell'anime, accechi chi la mira e con la scure mozza i colli e fa spavento.
Mi bolle il petto al pensiero della sua vista tanto da palesarmi un brivido di spavento!
È tetra come tetra e la notte e l'addio per ogni uomo di questo e altro mondo dimorato.
Composto giovedì 1 febbraio 2018
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