Delirio della luna di cianuro
Dolore e brama, come reflussi esofagei, s'intricano come piani inclinati e pericolanti, decisi a diventare secanti, a compenetrarsi nell'estasi della scissione.
Rivoluzione attorno al grigio cemento, inspirazione e espiazione di esseri elicoidali che ruotano nell'etere cilindrico, convesso e malandato come un quadrello spezzato estratto da una cassa toracica scorporata.
Sangue che scorre da un corpo all'altro in travasi trasfusori che portano anafilassi e shock intrauterino.
Nascere, sbocciare e decadere, tramandarsi come un virus che, parassitando, perpetua la propria esistenza attraverso l'altrui abiura alla vita.
Dalla volta cobalto, piovono uccelli come grandine putrefatta, dall'orizzonte che rosso brucia, avanzano cataclismatiche pire d'ossa bianco pallido.
Poi, Dio stende i suoi gelatinoso tentacoli sulla terra, in un amplesso di acosmiche dimensioni.
Maria si agita negli spasmi dell'increazione, trasmogrificata dal paesaggio pneumatico che cola attraverso le fenditure craniche di un uomo che ancora è feto e branchiolato eppure mesce gli umori divini di esseri malvagi che strisciano all'ombra della deità come formiche all'ombra dell'uragano.
Graveolenti e brulicanti di insetti pencolanti stuprano la vergine, banchettano con le sue ovaie, tutt'uno con il mare infuocato dell'abisso, che scende lungo i muri dell'inesistenza come liquido ricatto, bestia divorante che non lascia scampo alle miriadi di deformità raccolte intorno all'altare su cui batte, batte, la luna di cianuro, batte come un cuore infondo a un pozzo, abbatte le consonanti e striscia la sua vocalica esistenza sul fondo del calderone in cui l'inferno crolla nella sua inusitata brama sessuale...
... su tutto e tutti si stende un velo di silenzio.
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