Scritto da: Felice Foresta

Passa a la casa


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...arrivati sull'orlo della timpa grande ed erano caduti giù come le pere mature di zì Ntoni. Adesso che se l'era trovata davanti, a Giuseppe quella casa parve più bella di quella che affiorava, come una ricotta calda, fra i ricordi. Con quella cornice bianca che sagomava l'ingresso in una reggia. E, invece, la casa, che suo nonno aveva tirato sù modellando gli ultimi spicchi del costone dove finiva via del Crocifisso, a vederla bene, ora, era poco più che una stamberga. Giuseppe, in quella casa, aveva raccolto i semi del dolore certo, ma lì aveva capito quanto fosse smisurato l'amore di sua nonna, e la sua fede mai fiaccata dalle spine. Prima la guerra, poi la morte del figlio e della nuora, e alla fine anche la spagnola che si era portato prima suo fratellò Ntoni, e poi suo marito, Peppe u vucceri. Nonna Santina, però, non aveva mai ceduto. Eppure non aveva niente che non fossero solo gli anditi segreti di una cristallera zoppa. La vigilia di San Giuseppe, toglieva i bicchieri del servizio buono che non aveva mai usato, e prendeva una piattina spaiata. La poggiava sul tavolo, dopo averla sciacquata con la acqua della fiumara che custodiva ... [segue »]
Composto giovedì 19 marzo 2020

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    Scritto da: Felice Foresta
    Dedica:
    A tutti i Giuseppe
    Ha partecipato al concorso
    #IORESTOACASAeSCRIVO

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