Estenuante percettività
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...e stava rendendo la mia permanenza su quella panchina piuttosto dispiacevole per non dire faticosa. Mi incamminai verso casa con passo svelto. Decisi che per quel giorno poteva esser sufficiente: ero stanco, affamato, e necessitavo assolutamente di un divano o di un letto sui quali sdraiarmi e riposare per qualche ora.
Scrivere è davvero faticoso. Vivere la scrittura è spesso e volentieri estenuante. Ma, credo, solo se si vive come faccio io. Non accanto ad essa, ma dentro di essa. In questa maniera l'ispirazione e le sue conseguenti emozioni positive o negative che siano non le osservi, le vivi.
Spesso rifletto sul mio mestiere che poi è la mia vera passione, e mi ripeto che il giorno in cui perderò quegli eccezionali momenti di pura estrosità, inventiva, vivida emozionalità, quel giorno smetterò probabilmente d'essere uno scrittore.
E dopo averci ragionato, lo rifiuto quel pensiero.
Perché non si smette di esser scrittori. Per carità, ognuno può pensarla come vuole, ma più passa il tempo e più mi convinco che questa affermazione sia veritiera.
Delle emozioni si vive, dell'estro ci si nutre, l'ispirazione si respira. Tutti più o meno siamo in grado di percepire tutto questo. In pochi sentiamo anche la necessità di esprimerlo e farlo conoscere a chi ci circonda.
È la legge della felicità e della sofferenza. E ci impone di dar fisicità a ciò che viviamo in modo che il prossimo possa curarsene e magari difendersi da esso.
È un fardello che ci porteremo sempre sulle spalle. È quasi un compito idealistico. Un impegno sociale.
Che vi piaccia o meno, scrittori si nasce.
Ora lasciatemi chiudere gli occhi, ho bisogno di sognare.
Composto martedì 14 settembre 2010
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