Brano senza titolo
L'aria cola lentamente, trasparente, e sporca il finestrino, rigandolo di strisce grigie. L'affanno annoiato di un passeggero, lo sguardo perso in quei tunnel, la testa nei propri ricordi. La pioggia batte, scroscia, violenta la mente del passeggero, che sospira e freme e sospira. Uno sbuffo, uno sfiato, il grigiume di sedili nuovi e sudici. Sadici pensieri, lasciatelo stare. In fondo, cosa c'è di male nel non voler pensare a niente? E lui ci prova, ma non riesce, e cade nel vuoto, dentro di sé. Ed è buio, torbido, finito e senza pareti. E lui precipita, con i suoi flebili capelli, vittime dell'aria, ed i suoi occhi irritati. Scivola sempre di più, trascinato da un turbine di essenza persa, di quelle memorie che un vecchio deve ricordare, per tornare giovane. Ed il mondo gira troppo velocemente per chi riesce a malapena a camminare. E quella macchina, armatura infilzata ripetutamente dalla pioggia, tentava di superare la velocità del mondo, della vecchiaia e della morte. Una mano si strinse a quella dell'uomo. Il triste futuro abbracciò l'ansimante passato, mentre il presente era occupato a guardare la strada. Ed ogni volta che la macchina sbandava, il vecchio stringeva la mano del bambino, come se avesse paura di perderlo. Le gocce d'acqua crollavano pesanti sotto il proprio peso e gli occhi tremanti le seguivano nel loro percorso, dalla nascita, fino alla loro morte frettolosa. E morta una, questa veniva prontamente rimpiazzata, e la nuova goccia faceva lo stesso percorso e gli stessi errori e moriva giovane anch'essa. La macchina sfrecciava e le gocce volavano via. Ed il mondo girava ed il vecchio volò via. E non tornò.
Composto mercoledì 16 novembre 2011
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