Quando
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Eravamo un gruppo ribelle e colorato di ragazzi e ragazze, agitati dagli ormoni e abbracciati dagli ideali. Seduti sul bagnasciuga - tra una racchetta e un pallone, tra vocioni apprensivi di padri e voci sottili di madri, tra un'onda colorata e una rumorosa - disegnavamo i nostri sogni e decoravamo il nostro entusiasmo adolescenziale: il mondo era nelle nostre mani e la luna era il nostro pavimento.
Nichi (amico comune mio e di Clara), con un bastoncino storto ma sottile, tracciò sulla spiaggia - in un solo colpo – una strana forma che sembrava un cerchio e nello stesso depose una manciata di piccole pietre colorate; poi, poco distante, depose un sasso, approssimativamente, rotondo e ingiallito. Lungo la forma che rappresentava un cerchio disegnò delle frecce vettoriali, indicanti il moto del cerchio su se stesso e il moto del cerchio intorno al sasso ingiallito.
Io e Clara osservavamo, incuriositi, i movimenti scrupolosi di Nichi che, inginocchiato come noi, era quasi ipnotizzato dal suo estro geometrico; i suoi movimenti erano netti, risoluti, determinati e - passato qualche minuto - resero un quadro complesso di figure.
Non potevo tacere.
Ero troppo curioso di sapere il significato di quel disegno che, seppur poco ... [segue »]
dal libro "Quando" di Antonio Belsito
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