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Malgrado le delusioni, le difficoltà, le ferite che la vita le aveva inflitto, sopravviveva in lei l'ardore, il desiderio di lottare... come una voce che riecheggia per tutto il corpo, che fa vibrare il cuore, che vince la fatica, la fame, la sete, che si sente libera. Tuttavia lei non parlava, giaceva ore e ore rinchiusa nella vecchia soffitta, a scrivere: scriveva su ogni angolo libero, su ogni materiale, su ogni foglio che riusciva a trovare... disegnava un mondo solo suo, quando impugnava la penna aveva in mano il mondo intero, perché con carta e penna puoi tracciare sentieri immaginari, dar vita a mondi infinitamente lontani, esprimere cosa senti, sfogarti, rinchiudere le emozioni sotto forma di segni scritti, chiedere scusa, perdonare, offendere, informare, dare una speranza, intrattenere, annoiare, far sognare, sconvolgere, allontanare, far arrabbiare, cambiare. E lei scriveva... faceva scorrere quella penna come fosse un pennello sulla tela, come se accarezzasse il proprio gatto, come se si spazzolasse i capelli, come se suonasse un piano in una sorta di trance artistica. Lo faceva amorevolmente e indefessamente... con un'immensa passione: passava la notte insonne, a stento mangiava... se ne stava lì, sola, a pensare. Era chiusa in un suo piccolo mondo,... [segue »]
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