Scritto da: CLAUDIO CISCO

Il vecchio e la ragazza


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...quando viene qua mi dà un colpo in testa e mi stordisce per rubarmi. Rubarmi? E cosa dovrebbe rubare? Magari si prendesse un po’ di roba, non so a chi darla”. Se la povera Fia avesse solo saputo cosa pensava di lei il suo Mosè: prostituta, drogata, ricattatrice e persino ladra. Ma lui lo pensava per il troppo amore, sì, il vecchio Mosè si era innamorato di lei, non riusciva a confessarlo neanche a se stesso, l’amava e si sentiva come un ragazzino al suo primo amore, un ragazzino un po’ troppo cresciuto di 65 anni.  Quell'incantevole ninfetta gli aveva stregato persino l'anima fino a possederlo del tutto, era la fine di Mosè come uomo ma anche l'apice della sua ispirazione come artista. La sua strana vita era già alla deriva nelle mani di una bambina, si lasciava annientare frantumandosi nella sua follia,  obbediva al suo rischiamo, si prostrava docile ai suoi capricci. Ora anche la gelosia si stava impossessando di lui, dei suoi pensieri. Lo tormentava l'immagine di quei ragazzi che sicuramente avrebbero posato i loro sguardi carichi di desiderio su quel giovane corpo d'adolescente. Era folle il pensiero che Fia con la sua verginale bellezza, dovesse e potesse ... [segue »]

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