Scritto da: CLAUDIO CISCO

Il vecchio e la ragazza


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...con se stesso fino ad arrivare a parlare tranquillamente da solo, ora si sentiva inutile, vuoto, insignificante. La sua vita di colpo, come la scena più drammatica di una recitazione teatrale, apriva il suo sipario verso un futuro pieno di smarrimenti e di paure senza che laggiù, in platea, ci fosse nessuno ad osservarlo. La campana della chiesa nel frattempo scandiva i suoi rintocchi che annunciavano la fine della messa e che si udivano per tutta Enna. E quel suono, che tante volte era di festa per Mosè, ora, al suo orecchio malato, dava l’impressione di essere lugubre, sembrava in perfetta crudele armonia col suo senso improvviso e inatteso di solitudine, accentuando quella sua indesiderata tristezza. La gente usciva dalla chiesa, era tantissima, pareva una folla. I mariti accanto alle mogli, i padri accanto ai figli, i nonni con i loro nipotini, tutti apparivano felici in compagnia, tutti tranne lui, il vecchio e malandato Mosè che non aveva completamente nessuno, né padre, né madre, né moglie, né figli. Ora vedeva davanti nuda e mostruosa la sua solitudine, amara più che mai, e si atterrì di colpo, non era preparato e non sapeva come difendersi, era una sensazione nuova. In fondo ... [segue »]

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