Polvere di mare
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...l'oceano ineffabile offrì alla quieta carezza della marina che lambiva l'isola un catamarano bianco, solitario relitto di incognite distanze. Sebastian salì a bordo e issò la vela, abbandonando per sempre la piccola certezza di un granello di polvere di mare.
Le storie del vecchio marinaio, delle quali la gente dell'isola non avrebbe saputo che fare o forse ne avrebbe fatto carta, apparvero una dopo l'altra nel Gorgo Maledetto, ingordo d'acqua e di sale, nel Dente del Pescecane, unico e desolato picco nella liquida solitudine che lo circondava, nell'Arcipelago degli Avvoltoi, dove gente umile adorava divinità fragili e piangeva per una musica, infine nelle creste alte e dirupate di Jaitzquibal, regno di un'affascinante Dama che s'invaghì di Sebastian e lo maledì quando il suo ineluttabile addio la fece piangere.
L'occidente lontano tingeva le acque di un biondo caldo, sorvegliato dai coni montuosi e bui di Margeride, abissi sconvolti da orrende tempeste che Sebastian volle incrociare per sapere cos'era lo sgomento del naufrago.
Il mare si placò sui banchi di sabbia delle Isole Fluttuanti, fendette le alghe inestricabili della Selva Marina e si smarrì nelle luci torbide del Golfo Nebbioso, guidando Sebastian alle mura di fango di una città primitiva, custodita da ... [segue »]
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