Sul finir della sera
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Le alte mura soffocavano la brezza estiva che tosta puntava i piedi e restava lì, ferma sulla porta. Ampi corridoi correvano nei miei pensieri. Le stanze non avevano porte, solo finestre ferrate. Un odore nauseante di urina entrava prepotente fin nello stomaco. Avrei voluto portare alla bocca la mia mano per sentire l'odore di pulito, ma troppa era la vergogna per torcere il naso. Vergogna per i miei vestiti, per le mie scarpe, per le mie mani, per quel poco che portavo e che avrei potuto fare. Riuscivo solo a camminare, mentre un sottile dolore lentamente si faceva strada nei meandri più oscuri della mia coscienza, rimuoveva gli antichi pregiudizi, sgretolava le ferree certezze. Lungo i corridoi larve di uomini e donne. Nei loro occhi, nei solchi sulla pelle una vita passata, un ricordo, una gioia, un dolore. Le mani scarne, vuote cercavano le mie. Immobile lasciavano che mi toccassero e dai loro sorrisi sdentati intuivo ciò che non capivo. Poi un triste canto lacerò il silenzio e giunse ai miei piedi, si fece strada tra gli ultimi, risalì la china fino a giungere nel profondo della mia anima. Era una cantilena, in una lingua che da poco avevo imparato ... [segue »]
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