A nonna Enrica
Era un mercoledì quando sei morta.
Eri sola, ma forse moriamo tutti soli.
Chissà qual è stato il tuo ultimo pensiero...
Ti trovavi in quella camera dell'ospizio e pochi minuti prima avevi accanto a te un estraneo che cercava di imboccarti per la colazione.
Ma non mangiavi nulla, probabilmente un tumore ti impediva di farlo.
Avresti voluto spegnerti nel tuo letto, non è stato esaudito il tuo desiderio.
Eri là dentro da soli 5 giorni, non so se ti sei resa conto di dove ti trovavi.
Sei stato una donna pragmatica, attaccata alle cose reali. Niente fantasie, forse niente sogni.
Ma come si fa a vivere senza sogni?
Da ragazza non puoi non aver avuto delle aspirazioni irraggiungibili.
Tutti i ragazzi sognano ad occhi aperti un futuro strabiliante.
Non puoi essere stata un'eccezione.
Quando hai cominciato a non essere più in te, parlavi sempre della tua gioventù, ovvero al periodo della tua vita prima che ti sposassi, come se tutto il resto non fosse degno di nota.
Si capiva che sei stata felice da bambina e da ragazza, il tuo legame con la tua famiglia d'origine era profondo e disincantato, tutto quanto vissuto dopo sembrava solo fatto di dovere, dovere...
La vita ti ha fatto diventare rigida e anche bigotta.
Non voglio dimenticarmi niente di te, il bello e il brutto dei miei ricordi, della mia vita intrecciata alla tua, ti fanno vivere ancora.
La tristezza mi prende quando ti penso, il ricordo dolce e amaro è lieve e pesante.
Composto giovedì 22 luglio 2010
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