Game Over.
È un espressione da mille significati. A fine gioco, quando si perde. Tra le ragazze, per sottolineare un innamoramento.
Ma per me, è un insieme di cose inspiegabili. Game Over. È la mia situazione attuale. Game Over. E niente più.
Ci si ricasca sempre, a quelle persone apparentemente così speciali, il classico principe azzurro del nostro secolo.
E subito dopo, si perde. Come una partita a carte, tiri quella sbagliata e bum, è la fine. Con la scritta sulla fronte: Game Over. Hai perso.
Non rimane niente, vuoto assoluto. In così poco tempo nemmeno i ricordi son maturati, ma il desiderio resta, e cresce come un fiore di primavera.
Lo voglio, non come un bambino che piange dietro a un giocattolo, ma come un tossico che ha il bisogno della sua dose giornaliera.
Che senza non muore, non è l'ossigeno, è solo dipendenza, forte da togliere il fiato e uccidere ogni briciola di speranza nascosta nel più profondo di ogni essere umano.
Senza, sembra di avere un parassita dentro al corpo, che divora senza pietà tutto ciò che trova.
E così si cerca in ogni modo di riavere quella dose, che fa volare pur non avendo le ali, quella dose che ti fa partire in un altro mondo. Ovunque solo colori, mille colori e tante risate.
È una sensazione che tu capisci meglio di chiunque altro. Tu sei un tossico, e io, io sono una tossica come te.
Tossica di te.
Composto lunedì 5 luglio 2010
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